Airola, Ciambriello dona ventilatori
al carcere: «Ambiente più umano»

Airola, Ciambriello dona ventilatori al carcere: «Ambiente più umano»
Mercoledì 3 Agosto 2022, 21:42
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Il Garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, è stato in visita all'Istituto Penitenziario Minorile di Airola, dove ha consegnato dei ventilatori. Il Garante ha così avuto modo di incontrare i ragazzi nel campo sportivo dell'Istituto, dove stavano partecipando alla Summer School «Come vorrei», promossa da diverse cooperative e associazioni di volontariato, tra cui «Libera contro le mafie». «È importante - dice Ciambriello - mettere in campo idee che aiutino questi ragazzi a vivere un carcere più umano e dignitoso. Sono contento che il mondo esterno mostri attenzione verso questa struttura, nei confronti di questi «adolescenti a metà». Mi dispiace, invece, che, a volte, vengono divulgate notizie da parte dell'organizzazione sindacale penitenziarie che destano allarme e che, ancora, non si trovino risposte a chi è recluso e soffre di 'doppia diagnosì, perché all'esterno non ci sono ancora comunità attrezzate ad accogliere questi tipi di pazienti. Mi auguro che ci sia un a vera collaborazione tra l'area sanitaria del carcere e l'area educativa, tra gli esperti del Sert locale e l'Area educativa».

Ad oggi l'Istituto penale minorile di Airola conta una presenza di 33 ragazzi, 40 agenti penitenziari e 4 educatori e 3 professionisti esperti, in rapporto di un educatore su quattro ristretti. «Ritengo importante - aggiunge Ciambriello - che sul fronte del disagio giovanile e delle dipendenze ci possa essere sempre di più una maggiore tutela socio-assistenziale dei ragazzi ristretti.

Oggi ho parlato con alcuni di loro e i loro racconti mi convincono sempre più che l'abbandono scolastico, che li ha visti protagonisti, è spesso legato allo sviluppo di ulteriore criticità. In tal senso, mi auguro che a partire dal Comune di Napoli, nonché tutti i Comuni dell'area metropolitana, possano creare un patto socio-educativo per questi adolescenti, perché la precarietà culturale, affettiva, familiare è spesso alla base di comportamenti devianti».

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