Università, «local» è meglio:
dopo la crisi l'opportunità per Benevento

Università, «local» è meglio: dopo la crisi l'opportunità per Benevento
di Nico De Vincentiis
Martedì 23 Giugno 2020, 08:32 - Ultimo agg. 18:22
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E se il Covid-19 diventasse il più acceso motivatore in vista delle prossime iscrizioni universitarie che invece Svimez preannuncia in forte calo (10.000 unità in meno)? Naturalmente l'auspicio riguarda soprattutto quelle realtà accademiche più radicate nei territori o quelle più pronte a monetizzare l'effetto-paura e la spinta sollecitata dalle riflessioni innescate dalla improvvisa e inaspettata, ma solo per la narcosi da routine, crisi epidemica. Il che vorrebbe dire, per quanto riguarda le iscrizioni universitarie, una opportunità in più per i due atenei della provincia di Benevento che si ritroverebbero in questo caso un virus «alleato» nel tentativo di realizzare una significativa controtendenza.

Ne è convinto il rettore di Unisannio, Gerardo Canfora. «In questa difficile fase, certi obiettivi, che ritengo possibili dice -, hanno due coordinate irrinunciabili, la speranza e un serio programma di lavoro. Elementi che sono ben presenti nel management di ateneo e che rappresentano il motivo per il quale credo che, per dimensione, tipologia e caratteristiche, la nostra struttura potrebbe certamente risultare più appetibile di altre che magari in tempi di minore stravolgimento di certi schemi attraggono molti giovani provenienti dalle aree del Mezzogiorno».

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In sostanza la paura di varcare certi confini si trasformerebbe in file più consistenti agli sportelli degli atenei territoriali. Unisannio peraltro si iscrive in questa dimensione strutturale e filosofica anche se negli anni ha dovuto subire il più generale esodo verso Nord Italia e altri paesi europei. «Sì, speriamo, lavoriamo perché accada, e contiamo di andare in controtendenza conferma Canfora -. D'altronde la lettura che viene fatta della crisi da Covid, associandola a quella esclusivamente economica del 2008, non mi sembra corretta. Oggi si dovranno infatti calcolare anche gli effetti dovuti alla mobilità delle persone, per cui a soffrire la contrazione di iscritti sarebbero maggiormente le grandi strutture di altre regioni. Noi restiamo un ateneo territoriale che punta a garantire condizioni ambientali compatibili con le attese degli studenti. Dovremo rappresentare al meglio il fatto che i giovani si ritrovino in una università a misura di studente in una città a misura d'uomo». Attualmente gli iscritti a Unisannio sono circa cinquemila, l'obiettivo, magari con lo sperato incremento già da questo prossimo anno accademico (iscrizioni dal 15 luglio), è di arrivare a fissare la soglia di navigazione sui seimila studenti.

Decisamente di nicchia dovrebbe diventare invece l'università telematica «Giustino Fortunato», secondo il rettore Giuseppe Acocella, indipendentemente dalla crisi introdotta dalla pandemia e dai riflessi del dopo-virus. «Il declino di iscritti mi sembra fisiologico dice , ma per un problema strutturale nonostante in Italia le tasse siano tra le più basse al mondo. In realtà c'è una scarsa propensione a considerare l'università come l'inevitabile completamento degli studi, soprattutto al Nord mentre dalle nostre parti la laurea rappresenta ancora uno status sociale. Certo le iscrizioni sono la ragione stessa di un ateneo, ma nel caso di una università telematica sono convinto che occorrerebbe pianificare il ruolo delle iscrizioni all'interno della sua stessa ragione di esistere. Voglio dire che se essa non è in grado di essere concentrata sui singoli studenti difficilmente potrebbe realizzare uno scopo formativo utile al futuro della società. Se lievitassero oltre certi limiti le iscrizioni non vi sarebbe la possibilità di controllo. E per certi atenei, che lottano peraltro contro non pochi pregiudizi, paradossalmente l'incremento di studenti non sarebbe un buon risultato. Lavoreremo per adeguare l'azione alla nostra specificità in una visione di laboratorio della formazione a distanza, corretta e controllabile, in vista di un crescente utilizzo delle pratiche di smart working che segnerà il futuro del lavoro, dello studio e della produttività, anche nelle aree più deboli del Paese».

Acocella, salernitano, come il rettore di Unisannio Canfora (nativo di Nocera Inferiore), è un grande estimatore del Sannio che considera «una società costruttiva». Entrambi i neo rettori si dichiarano alleati nella più generale coalizione per il rilancio e la valorizzazione delle risorse di questo territorio. La prima sono i giovani. Non deprezzare le loro attese né tantomeno il loro grado di formazione sembra un messaggio univoco e stimolante. Parte dal mondo accademico e va considerato oltre le contingenze numeriche perché rappresenterebbe una svolta anche per le istituzioni locali nel quadro di una convivenza produttiva e senza inutili ansie da prestazione. Stiamo parlando del serbatoio al quale attingere per una nuova e diversa classe dirigente, per programmi di innovazione e spunti di creatività al servizio del territorio e della comunità civile. 

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