Benevento, il clan Sparandeo voleva
inquinare il voto delle Comunali 2016

Benevento, il clan Sparandeo voleva inquinare il voto delle Comunali 2016
di Francesco G. Esposito
Mercoledì 15 Gennaio 2020, 08:33 - Ultimo agg. 10:31
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 Droga, estorsioni e anche il tentativo di infiltrarsi nel mondo della politica durante le elezioni comunali del 2016. È una ragnatela intricata quella del clan Sparandeo, fatta di radicamento e controllo del territorio. È quanto emerge dalle 350 pagine dell'ordinanza firmata dal gip di Napoli, Marcello De Chiara, su richiesta della Dda, che ha portato al blitz operato dalla squadra mobile del capoluogo sannita. Dieci le persone coinvolte, tra arresti, obbligo di dimora e domiciliari, tutte ritenute affiliate al clan Sparandeo. Nel 2016 il tentativo di inquinare il voto a Benevento, con l'apertura e la gestione di un comitato elettorale della lista «Alleanza Riformista», ufficialmente a sostegno del candidato sindaco del Pd, Raffaele Del Vecchio (poi sconfitto da Mastella al ballottaggio), ma che, all'occorrenza, veniva usato in maniera bipartisan.
IL COMITATO
Per il gip De Chiara è stato proprio il capoclan Corrado Sparandeo a «gestire» l'operazione politica. Tanto che nelle intercettazioni telefoniche e ambientali viene definito «presidente» del comitato, «utilizzato - scrive il gip - al fine di ottenere un rapporto privilegiato con l'amministrazione pubblica». A tal proposito «organizzava eventi nel comitato elettorale, sponsorizzando diversi candidati, indipendentemente dal partito di appartenenza, e veicolando i voti in loro favore». E sebbene non emergano «fatti per i quali non sono state formulate delle specifiche contestazioni di reato» - tanto che nessun esponente politico risulta indagato - il gip, evidenzia come siano rilevanti le conversazioni che dimostrerebbero il presunto «tentativo di inquinare il voto» da parte dello stesso Sparandeo. Non solo promesse di sostegno ma anche «buoni benzina da dieci euro» da «regalare a persone non identificate» ma che, lo stesso gip, non esita a indicare come «elettori».
LE INTERCETTAZIONI
E se nessuno dei candidati «familiari» risulta eletto, la lista riesce a portare in consiglio un rappresentante: Marcellino Aversano («Una bufala, mai sentita una cosa del genere», commenta l'interessato). Dalle intercettazioni emergono «promesse di voti - si legge nell'ordinanza - anche a candidati di altre liste afferenti all'opposto schieramento politico, come Antonio Puzio e Giovanni Russo di Forza Italia. Il primo non venne eletto subito, ma entrò in consiglio dopo la formazione della giunta: «Una cosa del genere non sarebbe grave, sarebbe di una gravità inaudita. Ma non mi preoccupo - sottolinea Puzio - perché non ho mai avuto alcunché a vedere con queste persone. Mai, non troverete neppure una mezza chiamata, né relativa a quel periodo, né prima e né dopo». Stessa reazione da Russo, secondo eletto tra gli azzurri: «Nulla mi era stato promesso. Non ne so nulla». Eppure, in una telefonata intercettata con Stanislao Sparandeo (figlio del capoclan, Corrado), il medico dell'ospedale Rummo, mostra «disappunto per il mancato appoggio», si legge ancora nell'ordinanza. «Cosa è successo?...Non ho avuto nemmeno un voto. Due alla scuola Silvio Pellico», dice Russo al telefono con Stanislao. «Alle palazzine?», chiede Sparandeo. «Tu (riferendosi ad altri nella stessa telefonata) non mi devi venire a prendere in giro...», prosegue Russo. «Quello, mio padre, è fatto così», risponde Stanislao.
IL SINDACO
Tra le reazioni quella del sindaco di Benevento, Mastella: «Il clan Sparandeo - commenta con un post su facebook - ha tentato di inquinare il voto delle amministrative. È quanto scrive il gip dopo gli arresti di oggi. Tentativo che io denunciai nell'ultimo mio comizio a piazza Castello. Sapevo di essere scomodo, per questo la lotta contro di me. Ottima operazione di polizia che fa seguito ad altra altrettanto efficace contro lo spaccio di droga».
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