Il cold case di Benevento:
nuove indagini su Di Meo, ucciso nel 2008

Il cold case di Benevento: nuove indagini su Di Meo, ucciso nel 2008
di Enrico Marra
Mercoledì 20 Maggio 2020, 09:14 - Ultimo agg. 13:10
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Le indagini sull'omicidio di Biagio Di Meo, l'artigiano di Faicchio scomparso il 7 aprile del 2008 quando aveva 38 anni e il cui corpo senza vita fu rinvenuto il successivo 13 maggio nel fiume Volturno, sono riprese. Ieri mattina, infatti, agenti della Squadra Mobile con il dirigente Ugo Armano, il capo della Squadra Volanti della questura Flavio Tranquillo, il sostituto procuratore della Repubblica Maria Dolores Del Gaudio e l'avvocato Danilo Riccio, che rappresenta i familiari della vittima, hanno effettuato un sopralluogo sui luoghi in cui è avvenuto il delitto rimasto finora senza colpevoli. Una quindicina di persone ha raggiunto l'abitazione dove viveva l'uomo in via Cortesano di Faicchio per poi giungere al luogo del ritrovamento del corpo, lungo il fiume Volturno, nel territorio di Alvignano, centro della provincia di Caserta. La decisione di non archiviare il caso, dopo anni di indagini, era stata presa dal Gip Gelsomina Palmieri lo scorso ottobre, quando aveva accolto un'istanza presentata dalla madre e della sorella dell'uomo assistiti dall'avvocato Riccio.

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Il caso su cui ora sono riprese le indagini ha preso il via il 7 aprile del 2008 quando Biagio Di Meo era scomparso. L'uomo quella mattina, poco prima delle 8, aveva lasciato casa alla guida della sua auto, un fuoristrada Nissan, e aveva raggiunto una seconda abitazione sempre in via Cortesano di Faicchio. Qui avrebbe dovuto effettuare dei lavori su alcuni pezzi di legno. Avendo bisogno di una particolare attrezzatura aveva chiesto alla donna con cui conviveva di recapitargliela. La donna, poco dopo, giunta presso la casa di via Cortesano, aveva trovato solo l'auto con le chiavi inserite nel cruscotto. Da quel momento nessuna traccia dell'uomo. Dopo alcune ore di vane ricerche dei familiari, scattò l'allarme in tutta la valle Telesina e in altre località. Appelli furono lanciati anche attraverso la trasmissione «Chi l'ha visto?». Nessun elemento utile, però, fu trovato nell'auto, così come non c'erano segni di colluttazione all'interno e all'esterno della casa di via Cortesano. Nulla. Poi la tragica scoperta del corpo senza vita nel Volturno. A dare l'allarme era stato un agente di polizia che stava pescando lungo il corso d'acqua. Il corpo di Di Meo era rimasto impigliato negli arbusti. Dagli abiti si era sin dal primo momento ipotizzato che il corpo potesse essere quello del 38enne e la conferma arrivò dai successivi accertamenti autoptici. Una perizia fatta dal professore Fernando Panarese aveva stabilito altri elementi utili. L'uomo era stato ucciso con un colpo di pistola calibro 9. Un unico colpo vicino alla clavicola, che gli aveva procurato ferite ai polmoni. Il corpo era stato poi gettato nel fiume, gli autori dell'omicidio avevano avuto l'accortezza di legare con una corda una grossa pietra ai fianchi.

Molte le piste ma nessuna svolta concreta nelle indagini che pure avevano visto impegnati più investigatori della Squadra Mobile della Questura beneventana.

Era stata anche attenzionata una Fiat Punto che sarebbe stata vista transitare nella zona nelle ore del delitto. Erano stati passati al setaccio tutti i rapporti che l'uomo aveva anche a livello familiare. Tra le tante ipotesi quella di uno sgarro con qualche malavitoso non della zona. E questo considerate le modalità dell'omicidio. Ma mai nulla di concreto al punto che la Procura della Repubblica aveva chiesto l'archiviazione. Un verdetto non condiviso dai familiari e così ora sono ripartite anche le investigazioni. 

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