La campagna dei saldi estivi nel Sannio non ha fatto registrare, dopo quasi un mese di vendite, i dati sognati e agognati dai commercianti. In particolare, secondo i dati forniti da Confcommercio, il settore dell'abbigliamento è quello che ha deluso maggiormente con un calo che si è attestato addirittura intorno al 40% rispetto a due anni fa. A livello generale, invece, facendo riferimento sempre all'estate 2019, l'ultima pre-pandemia, la defaillance si attesta intorno al 30% e va detto che già all'epoca si era registrata una contrazione lenta, ma costante degli affari. E' evidente che in base a questi numeri il ritorno alla normalità economica del commercio tradizionale beneventano lascia presagire ancora tempi lunghi. Nell'analisi complessiva, però, viene fuori anche un elemento positivo che potrebbe essere considerato una base di partenza, o meglio di rilancio, intorno al quale si aggrappano gli operatori e che lascia accesa la fiammella di una possibile ripresa. Rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso dove ci fu quasi un blocco totale legato al lockdown e alle varie restrizioni che condizionarono gli affari, quest'anno è aumentato in maniera considerevole il numero di scontrini emessi. In questo caso la spiegazione viene fornita direttamente dal presidente provinciale di Confesercenti Gianluca Alviggi. «Hanno influito tantissimo le cerimonie a far riprendere in larga parte il commercio dopo diversi mesi da incubo e di blocco totale. Hanno fatto da traino per calzature, articoli da regalo, gioiellerie e naturalmente anche abbigliamento, dando una scossa. L'anno scorso, invece, come noto era tutto fermo. Adesso speriamo di non ritornare al passato e di poter restare aperti anche in autunno e soprattutto a Natale. Insomma, il viatico non è affatto da disprezzare, fermo restando che ci sono problemi nella categoria che ci portiamo indietro da diverso tempo ed andrebbero affrontati e risolti in maniera concreta».
Il presidente di Confcommercio del Sannio, Nicola Romano, traccia un quadro generale non legato solo ai saldi. «Purtroppo non è andata come si prevedeva.
«Per incentivare i clienti ad acquistare - racconta l'anziano commerciante Eugenio Russo - dopo che nelle prime settimane c'è stato scarso interesse, siamo passati dal 40, addirittura al 70% di sconto su tutta la merce, non solo quella in rimanenza. A dire il vero non ci sono stati grossi risultati, ma questo fatto non mi sorprende più di tanto perché, da anni, coronavirus a parte, siamo in calo».
Sulla stessa falsariga il commento di Laura De Nigris, gestore di un franchising di abbigliamento: «I saldi ormai non servono più perché per poter sbarcare il lunario anche le grandi aziende fanno campagne promozionali durante l'intero anno e quindi i clienti ormai spendono in maniera continua senza dover aspettare la campagna di sconti».
C'è chi invece spera nel mese di agosto per registrare un rialzo delle vendite, con il ritorno in città e in provincia degli immigrati, soprattutto quelli che lavorano all'estero (Svizzera, Germania, Inghilterra e Belgio). «Da sempre - è la volta di Salvatore Iannace, titolare di un negozio di pelletteria - ad agosto abbiamo aggiustato i conti grazie all'arrivo degli immigrati che comprano senza andare per il sottile. Solo l'anno scorso siamo stati fermi sperando che nei prossimi giorni non ci siano blocchi estemporanei perché sarebbe veramente devastante per le nostre anemiche casse visto che in questo mese di luglio non si è fatto molto».