«Benevento, falda contaminata
ma l'acqua è potabile»

«Benevento, falda contaminata ma l'acqua è potabile»
di Paolo Bocchino
Mercoledì 17 Febbraio 2021, 09:04 - Ultimo agg. 19 Febbraio, 09:06
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«L'acqua dei pozzi di Benevento è idonea al consumo umano». Lo certifica la Procura della Repubblica che ha chiesto l'archiviazione della indagine avviata contro ignoti nel febbraio del 2019. Due anni di approfondimenti scaturiti dalle segnalazioni di associazioni e da «notizie apparse sulla stampa», come spiega la nota diramata ieri dal procuratore Aldo Policastro. Un lungo stillicidio di allarmi, denunce e rassicurazioni che ha provocato comprensibili timori nell'opinione pubblica, disorientata dal susseguirsi di informazioni contrastanti e talvolta opposte sui prelievi effettuati da Gesesa a Campo Mazzoni e Pezzapiana. Le verifiche condotte dai due docenti universitari incaricati dagli inquirenti in qualità di periti hanno consentito di appurare che non sussiste pericolo per la salute umana nel consumo dell'acqua erogata in città, ma hanno confermato al contempo lo stato di contaminazione in falda le cui cause restano avvolte dal mistero. «L'acqua risulta potabile dal punto di vista microbiologico - rende noto la Procura - in quanto le relative analisi indicano da un lato la presenza di una carica microbica totale che viene comunque eliminata dalla clorurazione, dall'altro l'assenza di batteri fecali (enterococchi, escherichia coli). I limiti soglia di potabilità del tetracloroetilene, stabiliti dal Decreto legislativo 31/2001, non sono superati. I limiti soglia di contaminazione da tetracloroetilene, stabiliti dal Decreto legislativo 152/2006, risultano superati per il solo pozzo Campo Mazzoni 2». 

Cristallizzata quindi, ancora una volta, la già nota divaricazione tra limiti per il consumo potabile, sempre rispettati, e soglia di contaminazione della matrice ambientale in falda profonda che invece è puntualmente oltrepassata.

I consulenti della Procura a tal propositi evidenziano «l'esistenza di una incongruenza legislativa nei limiti soglia di contaminazione e potabilità del tetracloroetilene, normati da due differenti decreti». Si spiega così la paradossale condizione di valori legittimi ma anomali al contempo. Spia dunque di un conclamato stato di inquinamento dell'area circostante la zona della Stazione centrale, sede del resto di numerosi opifici e dell'importante scalo ferroviario, ma non di pericoli immediati derivanti dalla ingestione della risorsa idrica.

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La problematica non a caso, dopo le denunce lanciate dalle associazioni, è approdata già dal 2019 sul tavolo della conferenza di servizi presso gli uffici cittadini del settore Ambiente della Regione. La prima fase dei lavori si è chiusa decretando la necessità di ulteriori approfondimenti scientifici nell'ambito della caratterizzazione delle aree interessate dalla contaminazione, attività tuttora in corso ad opera del Comune. Asl e Arpac hanno fin qui sempre concordato sulla potabilità delle acque erogate dai rubinetti cittadini, non imponendo mai l'interruzione del servizio che scatterebbe per legge automaticanente in caso di superamento dei valori limite. Rassicurazioni che erano arrivate nei mesi scorsi anche da Gesesa: «L'acqua che forniamo agli utenti beneventani è potabile, e non potrebbe essere altrimenti - scandisce l'amministratore dell'azienda idrica Vittorio Cuciniello - Le verifiche condotte dalla Procura, i cui risultati sono stati resi noti oggi (ieri, ndr), non ci sorprendono avendo noi sempre accertato in autocontrollo il rispetto delle soglie previste dalla legge. Ribadisco una volta di più che il servizio erogato da Gesesa in tutta la città, nessuna zona esclusa, è sempre stato in linea con gli standard di sicurezza sanciti dalle norme di settore». La stessa Procura, nel chiedere al gip l'archiviazione del procedimento, evidenzia come «le conclusioni dei consulenti tecnici combaciano perfettamente con i risultati dei monitoraggi periodici effettuati da Arpac, alla luce dei quali il Comune si attivava per porre in essere tutte le attività necessarie alla bonifica». Nessuna certezza invece sui responsabili della contaminazione, accertata dai periti in particolare «sull'asse tra la Ferrovia (pozzo Trenitalia) e l'area del pozzo dismesso di Gesesa (Campo Mazzoni 1)».

Intanto, l'associazione Altrabenevento, protagonista delle denunce sul tema, commenta così: «La Procura ha chiesto l'archiviazione della indagine perché, pur avendo accertato che la soglia di contaminazione è stata superata, non risulta superata anche la soglia di potabilità e comunque non è stato possibile accertare l'autore della contaminazione. Si tratta di una decisione che deriva, evidentemente, da una indagine che si è soffermata solo su potabilità/contaminazione, senza esaminare anche altri aspetti come utilizzo dei pozzi mai autorizzati; reati connessi all'inquinamento delle matrici ambientali e possibili danni alla salute causati dall'uso prolungato di acqua contaminata, tanto che Comune e Gesesa hanno disposto la miscelazione dell'acqua con quella proveniente dal Biferno. Produrremo subito opposizione alla richiesta di archiviazione». 

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