L'altolà del Comune di Benevento:
Tribunale inagibile, non è accatastato

L'altolà del Comune di Benevento: Tribunale inagibile, non è accatastato
di Gianni De Blasio
Mercoledì 3 Luglio 2019, 08:19 - Ultimo agg. 10:38
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L'immobile non risulta accatastato. Non solo, non risulta neppure il certificato di agibilità. Sarebbe già grave per un edificio qualsiasi, ma se il complesso in questione è addirittura il tribunale le carenze sono di ben altra gravità. «Mancanza pressoché totale della documentazione richiesta», si legge nella nota di riscontro del Comune di Benevento.
 
Oltretutto, a distanza di ben 36 anni dall'inaugurazione, dopo che l'antica sede di piazza Guerrazzi, che oggi ospita il rettorato dell'Unisannio, era stata danneggiata dal terremoto, rendendo necessario lo sgombero dei locali. Ebbene, la risposta fornita alla presidente Marilisa Rinaldi dal sindaco Mastella e dal dirigente del settore Opere pubbliche Maurizio Perlingieri conferma in toto i dubbi già emersi nella missiva trasmessa dalla presidente. Rinaldi, infatti, aveva richiesto informazioni inerenti la verifica sismica e altre attestazioni, come la tipologia di edificio, la storia degli interventi eseguiti dopo la costruzione (eventuali opere di manutenzione o di consolidamento statico), il progetto architettonico e strutturale, il certificato e prova dei materiali, il grado di vulnerabilità sismica, l'analisi strutturale e l'individuazione degli elementi di vulnerabilità. Inoltre, chiedeva di trasmettere anche il certificato di agibilità e la documentazione catastale del plesso. Oltre alle due carenze, va aggiunto che non è stata mai fatta una verifica di vulnerabilità. Anzi, secondo il Comune, bisogna provvedere ad affidare l'incarico. Inoltre, il certificato di collaudo non è stato trovato negli archivi, né si è mai avuto il certificato di prevenzione incendi perché mancano tutte le certificazioni del vecchio corpo del tribunale.

Non è tutto in fatto di carenze: le dichiarazioni degli impianti precedenti al 2002 non si trovano. È necessario, quindi, demandare a una ditta specializzata l'incarico di controllare i singoli impianti per poi certificarli dopo aver eseguito gli eventuali lavori. Non esiste un impianto contro le scariche atmosferiche, quelli termici dal 2015 non rientrano più nella manutenzione del Comune; dall'atto del collaudo la cabina è stata messa in esercizio nel giugno di sei anni fa quando l'Enel effettuò le operazioni per garantire l'aumento di potenza presso gli uffici giudiziari di via De Caro; non c'è nessuna gabbia di Faraday o relazione di autoprotezione da fulmini, né esiste una valutazione del rischio fulminazione. «Bisogna individuare chi ha fatto la richiesta di denuncia per risalire alla pratica e perfezionarla», la conclusione dell'ingegnere Achille Timossi.

Alla luce di tali carenze, cosa occorre fare? Naturalmente, una volta emersa una situazione così deficitaria, per ovviare alla carenza tecnico-documentale, sarebbe indispensabile mettere in campo una complessa e onerosa attività di indagine e verifica. Solo per la valutazione della sicurezza si prevede un esborso di oltre 80mila euro. Somma della quale l'amministrazione non dispone, visti gli impegni economici già indirizzati, nel bilancio 2019, alla sicurezza degli edifici scolastici. Si potrebbe ovviare solo se il Ministero della Giustizia saldasse il debito che ha nei confronti del Comune, ossia 7 milioni 430 mila maturati sino al 2013. Il Comune, pertanto, si è detto disponibile affinché le spese tecniche necessarie per mettere a norma l'edificio possano trovare copertura nell'ambito della somma vantata dal Ministero.
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