E scattata la prescrizione per Mariarosaria Favino, 50 anni, di San Giorgio del Sannio, amministratore unico della «Ristorò» e Rossana Porcelli, 73 anni, di Benevento, amministratore di fatto della stessa società fino al marzo 2015, imputate di frode nelle pubbliche forniture.
Sono trascorsi 8 anni dai fatti contestati per cui è scattata la prescrizione. Lo ha deciso il magistrato monocratico Daniela Fallarino, nell'udienza conclusasi ieri sera. La società «Ristorò» aveva gestito per conto del Comune di Benevento il servizio di mensa scolastica. Stesso servizio anche per Rsa e centri psichiatrici dell'Asl a Morcone, Puglianello, Bucciano, San Bartolomeo in Galdo. Nell'udienza di ieri il difensore delle due imputate, Marcello D'Auria, aveva appunto fatto presente l'avvenuta prescrizione. Si erano rimessi alla giustizia i rappresentanti di parte civile il Comune con Vincenzo Catalano e l'associazione «la rete sociale onlus», con l'avvocato Mariateresa Vallefuoco.
Il verdetto è relativo a una vicenda che - all'epoca dei fatti - fu al centro di polemiche con interventi, tra gli altri, dell'associazione «Altrabenevento» e di esponenti politici e sindacali. Secondo l'accusa la società «Ristorò» non aveva ottemperato alle disposizioni contenute nel capitolato di appalto, sottoscritto con Comune e Asl, inerenti alla qualità, la preparazione, la procedura e il tempo della cottura, la somministrazione del cibo, la sicurezza dal punto di vista microbiologico. Inoltre, secondo l'accusa i vertici dell'azienda provvedevano a impartire ai dipendenti disposizioni per «riciclare gli alimenti non consumati dai bambini delle scuole degli istituti comprensivi, Moscati, Sant'Angelo a Sasso, Bosco Lucarelli, San Filippo, Pascoli, Federico Torre, per farli consumare ai pazienti delle strutture dell'Asl». Cibo che veniva raccolto nelle vaschette e conservato per alcuni giorni prima del riutilizzo. E, sempre secondo l'accusa, venivano anche usati surgelati.
Inoltre, agli alunni delle scuole primarie venivano somministrati tre bastoncini invece dei quattro stabiliti. Carne e affettati venivano preparati due giorni prima dell'utilizzazione. Infine i pasti venivano distribuiti non rispettando il termine di venti minuti dal confezionamento. Veniva anche addebitato ai vertici della «Ristorò», il mancato rispetto delle norme igieniche con l'uso di un quantitativo di detersivo insufficiente per il lavaggio delle stoviglie, utilizzate per la preparazione dei pasti.
Le indagini erano state svolte dalla Guardia di Finanza con numerosi sopralluoghi e interrogatori, analisi dell'Arpac, intercettazioni, alcuni video, fascicoli fotografici oltre all'acquisizione dei contratti che Comune e Asl avevano stipulato con la «Ristorò». In un primo momento erano stati contestati ulteriori reati, tra cui la truffa e l'utilizzazione di sostanze nocive per la salute. Ipotesi, queste ultime, poi cadute.
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