Benevento, neurochirurgia: seconda sala operatoria al Rummo

Benevento, neurochirurgia: seconda sala operatoria al Rummo
Martedì 6 Giugno 2017, 09:29
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BENEVENTO - Potenziare l’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia del «Rummo», per non perdere l’eccellenza faticosamente conquistata in 15 anni di lavoro. È l’obiettivo che il management dell’azienda ospedaliera e il direttore del reparto, Giuseppe Catapano, hanno deciso di perseguire, condividendo un progetto che prevede vari step da concretizzare in un periodo ragionevolmente breve. In quest’ottica, è stata riaperta la seconda sala operatoria di Neurochirurgia, da anni in disuso per carenza di personale, sebbene dotata di tutte le apparecchiature necessarie. È l’inizio di un percorso per far sì che il «Rummo», al primo posto su scala regionale per il trattamento chirurgico dei tumori cerebrali, seguito a ruota dal «Cardarelli», abbia a disposizione quanto è necessario per poter effettuare il maggior numero di interventi possibili. Il dato da evidenziare è che i pazienti non arrivano al Pronto Soccorso per interventi d’urgenza, ma scelgono il team Catapano per programmare la propria operazione. Il 70% viene da fuori provincia e peraltro rappresenta un costo aggiuntivo per l’ospedale. 
Il reparto di Neurochirurgia, organizzato nel 2002 dall’allora direttore generale Loretta Mussi, in poco tempo ne è diventato il fiore all’occhiello, con 16/18 posti letto e con al suo interno, la Neurologia, la Neurorianimazione, la Neuroradiologia, la Riabilitazione e il reparto di Neuroscienze. Nel 2011 si sarebbe dovuto procedere ai lavori di ampliamento del reparto, mai iniziati anche a causa dei taagli ai budget, e qualche anno fa, sempre per motivi di budget, la Neuroradiologia è stata portata fuori dalla Uoc di Neurochirurgia insieme al reparto di Neuroscienze, recentemente ripristinato. La riapertura della seconda sala operatoria snellirà le liste di attesa, perché l’equipe di Neurochirurgia potrà operare circa 100 in più rispetto ai 530 trattati ogni anno, anche se per chiudere il cerchio bisognerebbe potenziare la capienza del reparto e reperire nuovo personale medico e infermieristico. 
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