Benevento, la Curia apre ai senza casa: «Ok al plesso delle Orsoline»

Benevento, la Curia apre ai senza casa: «Ok al plesso delle Orsoline»
di Nico De Vincentiis
Domenica 28 Settembre 2014, 23:43 - Ultimo agg. 29 Settembre, 08:49
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Benevento. La casa del Signore aperta ai poveri?.

La risposta all’interrogativo stampato sullo striscione affisso davanti alla cattedrale i senza tetto se la sono data da soli. Hanno deciso, infatti, di entrare per abitarvi almeno un po’. In quel momento il vescovo affrontava dall’altare, inaugurando l’anno pastorale, la questione dei giovani beneventani, le principali vittime della crisi in atto. Un’autentica emergenza.

Chi è più povero, allora? Se la giocano, ma la vittoria è lontana.



Smaltiti l’eccitazione dei gesti irruenti e gli effetti sull’opinione pubblica della strategia d’attacco, ieri è partita la fase della riflessione per preparare il campo al «tavolo» delle soluzioni. Si parte questo pomeriggio (ore 16, palazzo arcivescovile) con il vertice tra l’arcivescovo Mugione e il sindaco Fausto Pepe.



Ieri il presule ha espresso ai suoi più stretti collaboratori l’intenzione di contribuire al superamento del clima di tensione di queste settimane. «La vicinanza alle categorie più deboli - ha detto - è parte costitutiva della missione della Chiesa, e nessuno può negare quanto abbiamo cercato di compiere a favore dei poveri di questo territorio. Daremo ancora il nostro contributo per alleviare il disagio sociale. Ma le questioni sul tappeto sono tante, per ognuna serve l’impegno di tutti; la carità, infatti, è amore e sostegno generoso ma non si può trasformare in scelte e programmi politici che riguardano altre competenze pubbliche».

In altri termini, Mugione non nega ulteriori forme di aiuto ai senza tetto in rivolta ma si offre soprattutto come mediatore.



Al centro del confronto con il primo cittadino vi sarà l’utilizzo del complesso ex Orsoline di via Rummo. «Volevamo farne una casa per i rifugiati - conferma l’arcivescovo - e averlo a disposizione per altre opere di carità. Siamo però disponibili a rinunciare a questi progetti lasciando al Comune la scelta del migliore uso possibile della struttura».



La Curia, dunque, è pronta a fare un passo indietro in attesa delle mosse del Comune. Conserverebbe per sé solo l’area della struttura destinata a scuola e affidata alla Fondazione «Elio De Martini» (ma le cinque classi potrebbero presto essere trasferite nei locali del seminario). Da verificare la porzione appartenente ancora alle Orsoline che viene utilizzata come asilo. Tutto questo naturalmente di fronte a una eventuale iniziativa del sindaco a favore dei senza tetto. Serviranno comunque nell’immediato lavori urgenti di messa in sicurezza degli impianti e la costruzione dei necessari muri divisori tra le zone destinate a ospitare realtà diverse.



Ma sul destino del complesso di via Rummo, che resta in vendita, pesano le somme che il Comune rivendica dalla Curia per il fitto di cinque anni e per il pagamento della tassa rifiuti. Complessivamente si parla di 500mila euro. Anche di questo si parlerà nel pomeriggio tra Mugione e Pepe. Il sindaco dovrà anche risolvere il nodo della convenzione. Annullata quella con la Curia, infatti, bisognerà prepararne una con qualche cooperativa pronta alla missione.

Torniamo alla domanda espressa con lo striscione del movimento dei senza tetto, quella sulla casa o meglio le case del Signore. Proviamo a contarle: una quindicina di chiese parrocchiali o rettorie, poi il seminario e il centro «La Pace» al Monte delle Guardie.



Le strutture di accoglienza sono principalmente tre: Roccabascerana (ospita gli immigrati), Ponte (vengono assistiti disabili psichici), e Chianche (casa destinata ai sacerdoti malati). Al momento, e con l’aiuto determinante della Caritas, le famiglie bisognose sono state sistemate già nell’ex scuola di San Modesto (undici nuclei) e nel’ex scuola di Ponticelli (locali ancora non del tutto adeguati alle esigenze dei 17 nuclei ospitati). Nelle prossime ore si dovrebbe dare una risposta anche alle nuove 17 famiglie attualmente costrette a vivere in strada. E poi chissà a quante altre. Non esiste un osservatorio oggettivo della domanda, ancora meno una programmazione oltre l’emergenza. Saranno, infatti, sempre più le famiglie che con il loro mini reddito non potranno consentirsi più una casa.

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