«Finanziere al soldo del clan»,
la Procura antimafia chiede 10 anni

«Finanziere al soldo del clan», la Procura antimafia chiede 10 anni
di Enrico Marra
Venerdì 19 Ottobre 2018, 12:00
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Ieri davanti al Gup del Tribunale di Napoli il pubblico ministero della Dda Luigi Landolfi ha discusso la requisitoria nel processo con imputati per associazione a delinquere di stampo mafioso, tutti coinvolti lo scorso 17 aprile nel blitz dei carabinieri di Maddaloni e della Guardia di finanza di Benevento. Tra gli imputati anche il finanziere Vincenzo Barbato Iannucci, 42 anni, di Castelevenere, in servizio a Solopaca. Il finanziere fu scarcerato dopo 13 giorni di carcere trascorsi in cella a Santa Maria Capua Vetere, fu scarcerato. I giudici del tribunale del Riesame di Napoli avevano accolto l'istanza presentata dal suo avvocato difensore, Antonio Leone, che aveva sottolineato ai magistrati «la carenza assoluta della gravità indiziaria» per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e tentata estorsione aggravata.
 
Landolfi ieri per il finanziere ha chiesto una condanna a dieci anni di reclusione. Per gli altri imputati il pubblico ministero della Dda, invece, ha richiesto 18 anni per Giovannina Sgambato, 68 anni, di San Felice a Cancello; 12 anni per Enzo Ruotolo, 43 anni, di San Felice a Cancello; 18 anni per Michele Lettieri, 54 anni, di Pignataro Maggiore. L'assoluzione è stata invece chiesta per Vincenzo D'Onofrio, 50 anni, di Airola, Orazio De Paola, 56 anni, di San Martino Valle Caudina, Nicola Panella, 54 anni, Montesarchio. Ha invece scelto il rito ordinario Domenico Servodio, 39 anni, di Rotondi, mentre è stata stralciata la posizione di Vincenzo Carfora, 49 anni, di Forchia, ritenuto incapace di stare in giudizio. La prossima udienza è in programma per il 13 novembre e sono previste le arringhe dei difensori, gli avvocati, Pietro Romano, Antonio Leone, Perluigi Pugliese, Mario Cecere Vittorio Fucci, Dario Vannetiello, Alessandro Barbieri, Mariana Febbraro Mauro Clemente.

Le indagini coordinate dalla Dda di Napoli e svolte dai carabinieri dalla Guardia di finanza hanno fatto chiarezza su un intreccio di clan malavitosi che stava per generare una guerra a San Felice a Cancello se non fosse stata sancita una pace apparente che metteva d'accordo tutti. I termini della pax, secondo l'accusa, erano chiari: agli imprenditori si doveva chiedere il massimo, 25mila euro se andava tutto bene, 4mila se andava male. Un confronto tra il clan gruppo Sgambato-Lettieri e il fronte opposto, i Pagnozzi. In questi rapporti tra clan per gli inquirenti era finito anche il finanziere sannita accusato di aver organizzato un appuntamento con una persona di Casal di Principe che avrebbe dovuto avvicinare il titolare dell'impresa Green Impresit, incaricata dal Comune di San Felice a Cancello di svolgere dei lavori pubblici. Ma all'appuntamento il militare non sarebbe mai andato. In particolare tre gli episodi estorsivi contestati. Il primo alla Green Impresit di Caprio. E poi, ai danni di un negozio di elettronica e computer e a una concessionaria di moto. Denaro ma anche telefoni cellulari e tablet intascati dal gruppo camorristico come tangente. Al negozio di via Nazionale Appia, secondo l'accusa Enzo Ruotolo e Michele Lettieri imposero il regalo del tablet Alcatel 8 del valore di 150 euro e di due telefonini cellulari Samsung. Sempre secondo l'accusa fu Michele Lettieri a imporre al titolare del negozio di dare i telefonini.
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