Benevento, l'ira dei ristoratori
per la falsa partenza: «Chi ci rimborsa?»

Benevento, l'ira dei ristoratori per la falsa partenza: «Chi ci rimborsa?»
di Paolo Bocchino
Domenica 20 Dicembre 2020, 11:39 - Ultimo agg. 19:46
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Le lancette della Campania restano ferme al 6 dicembre. Ancora una volta, ciò che decide il Governo viene sconfessato a stretto giro dalla Regione e intere categorie finiscono preda dell'ormai abituale ping pong istituzionale. Soltanto due sere fa il premier Conte aveva annunciato al Paese la blindatura del periodo a più elevato rischio assembramenti, coincidente con l'arco 24 dicembre - 6 gennaio, e l'allentamento dei vincoli nella fase precedente il Natale. Da oggi la Campania sarebbe rientrata in zona gialla fino alla vigilia di Natale grazie alla mancata proroga della ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che aveva inserito la regione in zona arancione. Ma ecco arrivare, immancabile, il dietrofront a poche ore di distanza: «L'Unità di crisi della Regione Campania - ha fatto sapere il governatore Vincenzo De Luca ieri pomeriggio - conferma per la Campania le limitazioni già in vigore con la zona arancione». Sfumature cromatiche dalle ricadute molto concrete per migliaia di persone. Con il mancato passaggio al giallo tornano vietate tutte le attività della ristorazione e dei bar, a eccezione dell'asporto che garantisce introiti insufficienti alle attività. Ma non è tutto perché De Luca, con una ulteriore stretta, ha aggiunto ai limiti attualmente in vigore il «divieto per i bar e gli altri esercizi di ristorazione, dalle 11, di vendita con asporto di bevande alcoliche e non alcoliche». In pratica da metà mattinata diventa off limits anche un'aranciata. Confermato poi il «divieto di consumo di cibi e bibite, anche non alcoliche, nelle aree pubbliche e aperte al pubblico, ivi comprese le ville e i parchi comunali», misura per la quale la Regione ha espresso «raccomandazione ai Comuni ai fini dell'adozione, laddove necessario, di provvedimenti di chiusura temporanea di specifiche aree pubbliche o aperte al pubblico in cui sia impossibile assicurare adeguatamente il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro». 

Un rimpallo di disposizioni contraddittorie che ha mandato in tilt i già disorientati e penalizzati operatori del mondo Horeca. Categoria che anche nel Sannio è furente: «Molti colleghi venerdì mi avevano contattato per avere conferma della possibilità di aprire domani (oggi, ndr). Io, dando credito alle parole proclamate in diretta nazionale dal premier e non dal primo passante, ho rassicurato gli operatori circa la possibilità di tenere aperte le attività fino alle 18, chiaramente nel rispetto di tutte le misure di sicurezza. Dopo poche ore era già tutto in fumo perché a Napoli qualcun altro aveva deciso che in Campania non deve valere ciò che vale nel resto d'Italia.

Ora, premesso che sono convinto che la tutela sanitaria abbia la priorità, si può accettare che migliaia di famiglie vengano sballottate dalla sera alla mattina senza alcun rispetto? Qualcuno si è posto il problema che le parole del premier hanno indotto ad acquistare materie prime che adesso dovranno buttare? E chi pagherà i lavoratori richiamati in servizio? È un atteggiamento intollerabile, anche perché non nuovo».

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Emblematica in tal senso la testimonianza di Liliana Guadagno, titolare di due attività tra le più accorsate del centro come il ristorante «Pepenero» e il «BabbI caffè» in viale degli Atlantici: «Avevamo già 47 prenotazioni che sarebbero diventati un centinaio di coperti con gli avventori di passaggio. Ho speso oltre un migliaio di euro in pesce e altri beni che adesso dovrò cestinare. Tutto questo perché il presidente della Regione ha deciso di andare in direzione diversa da quella del presidente del Consiglio. E soprattutto perché non ci si è nemmeno premurati di comunicare subito tale decisione ma soltanto nel pomeriggio quando ormai un locale minimamente organizzato doveva avere già tutto pronto». Problemi che potrebbero sorgere anche per la caffetteria: «L'ordinanza di De Luca - rileva l'imprenditrice beneventana - vieta anche l'asporto di ogni tipo di bevanda, alcolica o non alcolica, a partire dalle 11. Bisogna dedurne che è vietato anche portar via un caffè dopo tale ora? È evidente che in un tale clima di incertezza e mancanza di rispetto nei nostri confronti viene meno ogni entusiasmo per provare a resistere. Ce la faremo solo quando il virus sarà sconfitto. Certo non grazie alla politica».
 

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