Con l'auspicio di non bissare il responso di cinque anni fa. Ovviamente, l'augurio non lo fa suo Mino Mortaruolo, che nel 2015 risultò l'unico eletto del Sannio in Consiglio Regionale, ma è valido per gli altri 47 candidati che mal digerirebbero la sottrazione del secondo seggio riconosciuto alla provincia di Benevento. Essendo la circoscrizione a minor popolazione, il rischio che sia paracadutato qui il posto del candidato presidente piazzatosi secondo non è da scartare a priori. Come, peraltro, già accaduto in occasione dell'ultima tornata, con Stefano Caldoro che entrò nel parlamentino del centro direzionale in quota Ncd del Sannio che, appunto, costituiva l'ultimo resto, il cinquantesimo scranno consiliare, penalizzando ulteriormente una rappresentanza già di per sé esigua. I 342 seggi distribuiti nei 78 Comuni sanniti apriranno, così come tutti, alle 7 di stamattina, con la possibilità di accedervi, da parte dei 273.208 elettori (133.722 maschi e 139.486 femmine), sino alle 23, mentre domani si potrà depositare la scheda nell'urna dalle 7 alle 15. Chiuse le urne, a partire dalle 15 di domani, il primo passaggio previsto sarà lo spoglio delle schede del referendum. A ruota, quello delle elezioni regionali. Mentre, per conoscere i nuovi consigli del 10 Comuni al voto, bisognerà attendere le 9 di martedì.
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L'election day di oggi e domani si preannuncia densa di incognite, un'autentica lotteria che potrebbe premiare pure chi ha giocato, nella schedina totocalcio, appena due colonne, nel senso che non è sufficiente registrare una percentuale elevata, per avere garanzie di successo. La legge elettorale è quella approvata nel 2009 e poi modificata nell'aprile del 2015. Si tratta di un sistema proporzionale a turno unico: è eletto presidente il candidato che riesce a ottenere anche un solo voto in più rispetto ai suoi avversari. Per garantire una sostanziale governabilità, gli viene attribuito un premio di maggioranza del 60% dei 50 seggi a disposizione, che vengono ripartiti su base provinciale. Per poter accedere alla ripartizione dei seggi, però, una lista a livello provinciale deve superare la soglia di sbarramento del 3%, a meno che non faccia parte di una coalizione capace di ottenere almeno il 10%. Realisticamente, nessuna delle liste in campo nel Sannio è nelle condizioni di poter centrare l'obiettivo del quoziente, stimato sui 30-32 voti. Il che significa che l'assegnazione dei 2 seggi dovrà essere demandata unicamente al gioco dei resti, una lotteria come si diceva. Alla quale concorrono 48 candidati, suddivisi in 24 liste: 14 sono in campo per la conferma di De Luca, 6 quelle a supporto di Stefano Caldoro, quindi i 5 Stelle a sostegno di Valeria Ciarambino, pure lei ricandidata come i due competitor anzidetti; c'è, poi, «Potere al popolo» che propone Giuliano Granato al vertice; «Terra» con Luca Saltalamacchia e Giuseppe Cirillo, alla guida del partito delle «Buone Maniere».
È stata, quella appena collocata in soffitta, una campagna elettorale unanimemente definita «anomala», «strana». Condizionata dalla pandemia, che ha scombussolato il tradizionale rito dei comizi e dei faccia a faccia, affidata in prevalenza ai social. Molti candidati, però, hanno avuto modo di rilevare questa mancanza di contatto diretto con gli elettori. Rispetto agli altri collegi, laddove il confronto è stato imperniato sulla contrapposizione a tre (centrosinistra-centrodestra-cinque stelle), in provincia di Benevento lo scenario si arricchisce della partecipazione di «Noi campani», il nuovo soggetto politico creato da Clemente Mastella per una «nuova ripartenza». Ma, sia pur presente dappertutto in Campania, è del tutto evidente che nel Sannio l'incidenza della lista mastelliana risulti molto più marcata, tanto è vero che, spesso, è stata individuata quale bersaglio preferito da avversari esterni e persino interni, ossia del medesimo schieramento.
Anche perché sullo sfondo ecco già intravvedersi le amministrative di Benevento, per cui le regionali rappresentano pure uno snodo importante per il governo cittadino.