Benevento, finiti i vaccini antinfluenzali: ora l'incognita ordinativi

Ogni medico di base ha somministrato tra i 500 e i 700 vaccini

Benevento, finiti i vaccini antinfluenzali
Benevento, finiti i vaccini antinfluenzali
di Luella De Ciampis
Giovedì 15 Dicembre 2022, 14:00
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Già utilizzati i 60.000 vaccini antinfluenzali ordinati dall'Asl ma l'influenza imperversa insieme alle richieste di vaccino. «L'influenza stagionale - dice Vincenzo Luciani, medico di famiglia e segretario provinciale Fimmg - sta girando con un'incidenza superiore fino a cinque volte rispetto allo stesso periodo degli anni passati. È abbastanza tosta e molto diffusa soprattutto tra i giovani e tra i bambini, mentre gli anziani sono più preservati perché si sono già sottoposti al vaccino. Quest'anno, il picco influenzale arriverà nel periodo di Natale, in largo anticipo rispetto al passato ma siamo già in una fase molto avanzata dell'epidemia. Io ho somministrato 520 vaccini e ne ho richiesti altri in quanto ci sono ancora persone che vorrebbero vaccinarsi. Purtroppo, l'Asl ha esaurito le scorte e sta valutando se ordinare altre dosi». Ogni medico di base ha somministrato tra i 500 e i 700 vaccini ma le fasce di popolazione che comprendono bambini, adolescenti e adulti sono rimaste scoperte. Nei bambini in età scolare, l'influenza si manifesta con febbre alta che supera anche i 39 gradi. «Per circa due anni continua Luciani l'influenza è stata praticamente assente dal nostro territorio per cui le difese immunitarie, che si sviluppano normalmente nel corso della malattia virale che si ripresenta con cadenza annuale, si sono in qualche modo disabituate a combattere il virus antinfluenzale. Inoltre, la dismissione delle mascherine sta influendo non poco sulla diffusione di virus influenzali, parainfluenzali e del Covid che sta rialzando la testa. Nell'ultimo mese ho avuto una trentina di pazienti Covid ma nell'ultima settimana c'è stato un ulteriore incremento dei casi». Per Luciani l'unico elemento positivo è rappresentato dal fatto «che la somministrazione precoce di antinfiammatori, che ormai facciamo per prassi, ha ridotto sensibilmente le ospedalizzazioni perché riesce a bloccare sul nascere i processi infiammatori innescati dal virus. Abbiamo ampiamente superato la fase iniziale della pandemia, nel corso della quale le indicazioni dell'Aifa prevedevano la somministrazione di tachipirina e una vigile attesa».

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Insomma, la situazione è incandescente perché la combinazione tra sindrome influenzale e Covid sta generando il panico tra la popolazione che, di fronte a temperature elevate e a sintomi abbastanza severi, corre in Pronto soccorso, determinando il caos. È quanto è accaduto lunedì nel reparto dell'emergenza del Rummo, dove, ai codici rossi, si sono aggiunti pazienti con codici per i quali non è prevista l'ospedalizzazione, come ha sottolineato la manager Maria Morgante.

Di dodici ambulanze arrivate, sei sono rimaste bloccate per alcune ore, prima che i sanitari della struttura prendessero in carico i pazienti. Attualmente, l'allarme è rientrato ma le difficoltà potrebbero ripresentarsi in qualsiasi momento perché la fase emergenziale è appena cominciata e l'organico del Pronto soccorso dell'ospedale cittadino è costituito da 17 dirigenti medici in totale. Di questi, sette usufruiscono della 104 e alcuni di esoneri notturni che influiscono sulla organizzazione dei turni. «Quanto è accaduto lunedì al Pronto soccorso dice Guido Quici, presidente nazionale Cimo è destinato a diventare la normalità per tutti gli ospedali italiani. Il taglio di oltre 40.000 posti letto e di risorse umane non può che determinare l'ingorgo del Pronto soccorso. I medici sono in grave sofferenza e non riescono a reggere i ritmi imposti. Va sottolineato che avere 50 persone in Pronto soccorso diventa un grave rischio per i cittadini che hanno ragione a protestare ma non possono prendersela con chi ci lavora. Le rimostranze devono essere rivolte a chi, per decenni, non ha programmato, non ha investito ma solo imposto tetti di spesa e tagli drastici al budget. Allo stato attuale, i politici non hanno investito un euro per il potenziamento del personale, senza tener conto che i pronto soccorso rappresentano l'ultima spiaggia per l'utenza e se saltano, la sanità pubblica è destinata a morire. Quest'anno, l'influenza stagionale, dopo qualche anno di assenza, è particolarmente aggressiva, il Covid continua a circolare e in ospedale arrivano persone allo sbando totale perché sul territorio non ci sono filtri. Con queste prospettive, non è difficile prevedere che di episodi come quello di lunedì ce ne saranno sicuramente altri». 

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