Blitz antidroga a Benevento,
condannata la gang di nove sanniti

Blitz antidroga a Benevento, condannata la gang di nove sanniti
Giovedì 23 Dicembre 2021, 08:03 - Ultimo agg. 21:25
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Lo scorso 6 aprile era scattato il blitz della Guardia di finanza su ordinanze emesse dalla Dda per ventiquattro indagati, di cui quattordici beneventani (gli altri sono napoletani). L'imputazione era quella di associazione a delinquere specializzata nella detenzione e spaccio di droga, (cocaina, hashish, marijuana e semi di canapa indiana).

Successivamente il sostituto procuratore della Dda Francesco Raffaele aveva chiesto il rinvio a giudizio per quindici indagati che hanno tutti patteggiato.

Il gip del Tribunale di Napoli, Emilia Palma, ha escluso l'aggravante dell'ingente quantità. Queste le pene inflitte ai nove sanniti: cinque anni a Daniele Pizzone, 27 anni, ritenuto il capo e promotore dell'associazione; 2 anni a Luigi Badioli, 27 anni; 2 anni e 8 mesi a Carmine Ianniello, 30 anni; 3 anni ad Angelo La Montagna, 27 anni, e Grazia Lepore, 45 anni; 2 anni e 8 mesi a Graziano Somma, 31 anni e a Giuseppe Tassella, 37 anni, tutti beneventani; 3 anni a Matteo Ventura, 26 anni, un anno ad Aldo Pugliese, 29 anni, entrambi residenti a Ceppaloni. Per gli imputati del napoletano pene tra i 2 anni e i 4 anni e 8 mesi. Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Gerardo Giorgione, Claudio Fusco Nicola Covino, Marianna Febbraio, Valeria Verrusio, Elena Cosina.

L'inchiesta - che era stata portata avanti con l'utilizzo di intercettazioni telefoniche, ambientali e pedinamenti - riguardava fatti che si sarebbero verificati nel 2017 su cui le fiamme gialle avevano indagato, arrivando alla conclusione di trovarsi di fronte a un'associazione a delinquere composta da due gruppi (uno sannita e l'altro napoletano) che puntavano a «monopolizzare il mercato di stupefacenti nelle città di Napoli e Benevento».

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La tesi dell'accusa era che le piazze di spaccio venivano rifornite da appartenenti all'associazione, i cui componenti avevano compiti ben definiti. Tra l'altro, i beneventani usavano auto a noleggio o intestate a terze persone per rifornirsi di droga a Napoli, con l'obiettivo di sfuggire alle forze dell'ordine e utilizzavano un linguaggio in codice per i colloqui con gli acquirenti.

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