Bracconieri crudeli in Campania:
gli animali usati come esche

Bracconieri crudeli in Campania: gli animali usati come esche
di Antonio N. Colangelo
Sabato 4 Maggio 2019, 11:54
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Raccapricciante scoperta quella effettuata ieri dai Carabionieri Forestali all'interno del Parco Regionale del Taburno Camposauro. Durante il consueto giro di ricognizione dell'area naturale protetta dell'Appennino campano, i militari delle stazioni forestali di Airola e Montesarchio hanno rinvenuto una carcassa di vitello appesa a un albero e circondata da un nugolo di insetti ronzanti. A rendere ancor più macabro il ritrovamento è il fatto che alla zampa anteriore del giovane esemplare di bovino fossero stati legati gli organi interni di un altro animale, cosparsi da una sostanza di colore azzurro intenso e dall'elevato grado di tossicità, come dedotto dalla morte istantanea di tutti gli insetti che vi si posavano. Preso atto della situazione, il corpo di guardia forestale ha prontamente allertato i veterinari Asl del distretto di Montesarchio, recatisi sul posto per effettuare tutti i rilievi del caso e provvedere alla rimozione della carcassa e delle frattaglie, su cui sono in corso gli accertamenti finalizzati a determinare la morte dell'animale e la natura della sostanza velenosa. In attesa dei risultati delle analisi, svolte presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Portici e sul cui esito per il momento il personale medico non si sbilancia, tra gli operatori di polizia giudiziaria circola un'ipotesi inquietante: il vitello sarebbe stato appeso all'albero ancora in vita, allo scopo di enfatizzare l'effetto esca e conseguentemente attirare e uccidere predatori di media e grossa taglia che preferiscono cibarsi di animali vivi. Numerose, infatti, sono state le testimonianze di avvistamenti di lupi nella zona montana in questione. Mai, tuttavia, i cacciatori di frodo si erano spinti così oltre, ricorrendo a una pratica tanto insolita quanto brutale e raccapricciante sia nella preparazione che nell'esecuzione. L'orribile ritrovamento rappresenta un caso unico e senza precedenti presso il parco regionale, anche perché, come noto, solitamente i bracconieri fanno ricorso a trappole ed esche avvelenate nel tentativo di catturare le proprie prede. Le indagini, informa la Forestale, proseguiranno al fine di individuare gli autori del gesto, per i quali si profilano i reati di uccisione e maltrattamento di animali, tematica tra l'altro di estrema attualità, visti i recenti casi di violenza perpetrata ai danni di alcuni cani a Benevento e provincia, che avevano suscitato lo sdegno e la rabbia del movimento animalista sannita.

 
IL TRANELLO
Dal Taburno ad alture meno impervie, le ultime 24 ore sono state decisamente impegnative per la Forestale, chiamata ad un'ulteriore attività di antibracconaggio a tutela della fauna selvatica. Ieri, infatti, i carabinieri forestali della stazione di San Giorgio del Sannio hanno rinvenuto, sul fondo agricolo di una proprietà privata a San Nicola Manfredi, in contrada Pioppeto, una gabbia metallica utilizzata come trappola per catturare ungulati. Per adescare i malcapitati animali, nella gabbia era stata posizionata una carcassa di coniglio, munita di un dispositivo meccanico a scatto, pronto ad azionarsi in caso di sollecitazioni sull'esca da parte delle bestie cadute nel tranello. I forestali hanno rimosso la gabbia e a sequestrarla per violazione delle norme vigenti sull'esercizio dell'attività venatoria, poiché in questo periodo la caccia è vietata (battute chiuse il 31 gennaio) e per di più quella trappola rientrava nella lista dei mezzi vietati. Al momento i responsabili sono ignoti ma le indagini andranno avanti, al pari dei controlli atti a tutelare gli animali, in particolare le specie selvatiche oggetto di bracconaggio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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