Cadavere abbandonato in strada,
badante condannata a 1 anno e 4 mesi

Cadavere abbandonato in strada, badante condannata a 1 anno e 4 mesi
Giovedì 11 Novembre 2021, 08:06 - Ultimo agg. 20:52
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Una condanna a un anno e quattro mesi e a un anno di libertà vigilata per Pierina Gogliucci, 65 anni, di Grottaminarda. Il gup Loredana Camerlengo, con il rito abbreviato, l'ha ritenuta responsabile solo del reato di occultamento di cadavere, assolvendola perché il fatto non costituisce reato invece per l'abbandono di incapace. La donna era accusata di aver abbandonato il cadavere di Mario Rocco Castellano, 85enne di Grottaminarda che accudiva da dodici anni, nei pressi del pronto soccorso dell'ospedale «San Pio» nel febbraio del 2020. Il gip Gelsomina Palmieri che aveva esaminato il caso, subito dopo l'arresto della donna, aveva poi conferito l'incarico di una perizia psichiatrica complessiva affidata allo specialista Teofilo Golia, mentre il legale della donna Gerardo Giorgione aveva designato come proprio consulente Pierluigi Vergineo. I familiari dell'uomo deceduto, un fratello e due nipoti che risiedono a Milano e che non hanno chiesto il risarcimento dei danni, si erano costituiti parte civile assistiti dall'avvocato Roberto Pulcino, che aveva nominato come consulente sulle condizioni mentali della donna Fernando Melchiorre. E ieri il perito Golia, ascoltato dal gup, ha confermato la pericolosità sociale della donna, anche se attenuata rispetto al periodo in cui aveva lasciato il cadavere nei pressi dell'ospedale. Il pm Marilia Capitanio, invece, ha chiesto una condanna a 4 anni. Ora la donna è curata in una struttura specializzata.

Pierina Gogliucci, il 16 febbraio del 2020, aveva lasciato il corpo senza vita di Castellano, con cui aveva convissuto per 12 anni in un'abitazione di Grottaminarda, nei pressi del pronto soccorso avvolgendolo in una coperta.

Poco dopo il ritrovamento da parte di due giovani che transitavano in zona. I poliziotti della Squadra Mobile e della Scientifica poi attraverso le immagini di una telecamera installata presso un edificio privato della zona erano riusciti il giorno seguente a risalire all'intestazione della vettura, una Lupo, e giungere alla sua identificazione raggiungendola nella sua abitazione di Grottaminarda, dove viveva con la figlia, studentessa universitaria.

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Le indagini avevano dovuto chiarire tutte le modalità del decesso, tra cui cause e orario, e soprattutto se la morte dell'uomo era sopraggiunta nella sua abitazione, come ha sempre sostenuto la donna, oppure nel corso del tragitto tra il centro avellinese e Benevento. La donna, infatti, aveva affermato che l'uomo era deceduto per cause naturali e che dopo aver atteso circa due ore, aveva caricato il corpo senza vita sulla sua auto, per adempiere a un desiderio dell'anziano di essere condotto presso l'ospedale beneventano dove era stato più volte curato. Il corpo era stato sottoposto ad autopsia effettuata dal medico legale Lamberto Pianese, che aveva escluso comunque tracce di violenza, ma una condizione di denutrizione sulla quale avevano concorso oltre all'età, alcune malattie e l'immobilità.

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