Camera di commercio, Bruno prova a resistere: ora rischio commissario

Il futuro della Camera di Commercio Irpinia-Sannio resta incerto

Il presidente Pino Bruno
Il presidente Pino Bruno
di Gianluca Galasso
Mercoledì 7 Dicembre 2022, 09:10 - Ultimo agg. 10:17
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Il futuro della Camera di Commercio Irpinia-Sannio resta incerto. La seduta di consiglio svoltasi ieri ad Avellino non ha sciolto i nodi. Anzi, le distanze restano e i margini di manovra appaiono sempre più risicati. Bruno non si dimette da presidente - «neanche se mi sparano», dice - nonostante le richieste pressanti in tal senso. Il commissariamento potrebbe essere dietro l'angolo. «Andrò fino in fondo, anche perché sono convinto che il commissariamento può giovare, potrà azzerare tutto. Non ci stiamo contrapponendo su questioni riguardanti il territorio. Siamo di fronte a polemiche sterili, a cui non intendo contribuire. Il commissariamento potrebbe essere soluzione per stemperare le animosità che vengono fuori da questo consiglio molto eterogeneo». La riunione di ieri dell'assise, convocata per affrontare la questione governance, è dunque finita con un nulla di fatto. Sono state ribadite le posizioni delle parti, fino alla decisione di una fetta dei presenti di abbandonare la seduta e di far saltare il numero legale: 15 quelli che sono rimasti al proprio posto. In apertura erano 27 i componenti che hanno partecipato al consiglio su un totale di 33 (tre gli assenti giustificati).

Il presidente Pino Bruno, dunque, non si piega e non arretra, pur ribadendo con forza la sua disponibilità al dialogo. «Non mi dimetto neanche se mi sparano. Lo faccio per rispetto delle istituzioni non per occupare una poltrona - chiarisce - Voglio costruire non demolire». E ancora: «Sin dal 19 luglio ho dato ampi segnali dì disponibilità al dialogo e confronto. Ribadisco di essere sempre disponibile. Qualcuno mi ha accusato di essere uomo solo al comando, non mi risulta». Bruno evidenzia che la sua elezione «è stata apprezzata anche dalle istituzioni. Ho provato a costruire un rapporto con Confindustria Benevento, ma non ci sono riuscito». Nel suo intervento ha snocciolato qualche dato, soprattutto relativo alla vecchia Camera di Benevento, rivelando di aver letto e approfondito una serie di atti: «Più leggevo - rivela - e più rimanevo sconcertato, in particolare per quello che ho trovato».


Tra i temi che hanno portato allo scontro anche la mancata decisione sulla presidenza dell'azienda speciale Valisannio che, in base ad accordi pre-elettorali doveva essere appannaggio del sannita Ignazio Catauro. Bruno ribadisce «la disponibilità affinché sia affidata a un esponente della provincia di Benevento. Ma sia consentita una valutazione in consiglio sul futuro dell'azienda, che potrebbe essere trasformata in società in house».
Il bilancio da approvare rappresenta la deadline per il futuro dell'attuale assetto della Camera di Commercio Irpinia-Sannio.

La mancata approvazione dello strumento contabile entro la fine dell'anno porterebbe dritti al commissariamento. Su possibili margini di intesa, Bruno non si sbilancia e rimarca «di essere pronto a discutere, a fornire ogni chiarimento».


Se dovesse verificarsi il commissariamento, peraltro, bisognerà di nuovo verificare le rappresentanze delle associazioni e la platea consiliare scenderebbe da 33 (effetto della premialità per la fusione dei due vecchi enti) a 25 componenti del consiglio. Frontale è stato l'attacco in assise di Berardo Pesce (Cna), il quale ha ripercorso tutte le tappe che hanno portato all'elezione di Bruno: «Ci sono stati tre palesi tradimenti ai danni di Piero Mastroberardino (l'altro candidato alla presidenza, ndr). E il tempo ha fatto chiarezza». Poi un'altra accusa: «Dopo cinque mesi il presidente Bruno ancora non ha detto cosa vuole fare della Camera». A margine spiega la sua proposta: «Bruno si dimetta e si ripresenti con un programma, cosa che finora non ha fatto. Tra un mese rivotiamo per la carica. In questa condizione è lui che tiene in scacco l'ente». Il gruppo che si oppone al presidente al momento ribadisce che non rassegnerà le dimissioni dalla carica. Da Antonio Campese, che invece sostiene Bruno, l'invito a «cominciare a lavorare», quindi riflette sui problemi determinati da un quadro normativo che poco aiuta sulla gestione delle Camere di Commercio. Infine, l'appello di Oreste La Stella, vicepresidente vicario: «Dobbiamo fare in modo che questo ente possa camminare. Vanno fugate le remore mentali. È evidente che esistono posizioni contrapposte, ma è necessario capire se sia possibile fare sintesi».

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