Concorso truccato in Campania,
caccia ai furbetti e al tesoro nascosto

Concorso truccato in Campania, caccia ai furbetti e al tesoro nascosto
di Enrico Marra
Lunedì 10 Agosto 2020, 10:08
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Nessuna pausa, neppure per Ferragosto, per identificare tutte le persone coinvolte nelle irregolarità accertate nei concorsi per le forze dell'ordine. La Procura, con in testa il capo Aldo Policastro e il sostituto Francesco Sansobrino, la Guardia di Finanza, con le indagini condotte dal capitano Carlo Iannuzzo, sono impegnati non solo a rintracciare i beni degli indagati ma anche a individuare chi ha versato somme di denaro per superare i concorsi. Si tratta di alcune decine di persone che vanno ad aggiungersi al centinaio di nominativi già individuati, indagati e interrogati. Un'indagine che il 12 giugno ha portato a tre arresti, altri due ai domiciliari, due sospensioni dai pubblici uffici e a una misura di obbligo di dimora, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla rivelazione di segreti di ufficio. Il bilancio parla anche di due sequestri di beni fino alla concorrenza di 460mila euro, dopo che ne era stato disposto un altro da 373 mila euro.

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LA SVOLTA
A dare una svolta alle indagini sono state le dichiarazioni rese agli inquirenti a fine luglio, da uno degli imputati, Giuseppe Sparaneo, 51 anni, beneventano, funzionario dei vigili del fuoco, che dopo gli interrogatori, dal primo agosto ha lasciato il carcere di contrada Capodimonte avendo ottenuto dal Gip Vincenzo Landolfi gli arresti domiciliari come richiesto dal difensore Gerardo Giorgione. Ora sono in via di identificazione altri candidati che avrebbero versato somme di denaro, che vanno dai 1.550 euro fino a 20mila euro, per essere posti nelle condizioni di poter superare i concorsi ed essere ammessi in prevalenza nel corpo dei vigili del fuoco, ma anche nella polizia, nella guardia di finanza e, in due casi, anche nei carabinieri. Una ricerca che si basa non solo sulle affermazioni di Sparaneo, ma anche sugli elementi scaturiti dall'esame di telefonini e computer sequestrati agli indagati nel corso di una cinquantina di perquisizioni del 12 giugno. Elementi che si sono aggiunti a quelli acquisiti attraverso intercettazioni telefoniche, con apparecchiature di registrazione collocate all'interno di auto e attraverso l'uso del trojan, un moderno captatore informatico. Pertanto a fine mese è prevista una nuova informativa da parte della Guardia di Finanza alla Procura con ulteriori indagati.

I SIGILLI
Capitolo a parte poi è quello del recupero di beni in particolare dei tre principali indagati. Oltre a Sparaneo che è ai domiciliari, sono tuttora detenuti a contrada Capodimonte Antonio De Matteo, 68 anni, già funzionario dei vigili del fuoco, e nell'istituto di pena di Roma Claudio Balletta, 65 anni, vice prefetto in servizio al ministero dell'Interno, presso il dipartimento dei vigili del fuoco. Nel dettaglio in base ai due provvedimenti del magistrato a Sparaneo sono stati sequestrati circa 200mila euro, di cui una parte rinvenuta nell'armadietto nella sua disponibilità presso la caserma dei vigili del fuoco, oltre a somme sui conti correnti. A De Matteo 35 mila euro, una quota di un appartamento acquistato e conti correnti. Sabato, invece, si è proceduto anche a una perquisizione, con esito negativo, in loculi di una cappella del cimitero per verificare se De Matteo avesse potuto nascondere lì le banconote. A Balletta, invece, sono stati sequestrati 45 mila euro, conti correnti e due abitazioni.
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