Convenzione con un legale:
assoluzione per l'ex sindaco

Convenzione con un legale: assoluzione per l'ex sindaco
Mercoledì 14 Settembre 2022, 07:26 - Ultimo agg. 18:27
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È stato assolto perché il fatto non sussiste l'ex sindaco di Paolisi, Carmine Montella. Lo hanno deciso, nell'udienza di ieri, i magistrati della sezione penale del tribunale composta dal presidente Simonetta Rotili con i giudici Graziamaria Monaco e Roberto Nuzzo. Sia il pubblico ministero Assunta Tillo, che il difensore dell'imputato Pasquale Matera al termine dei rispettivi interventi avevano chiesto l'assoluzione. 

Nel 2019 Carmine Montella era stato rinviato a giudizio con l'accusa di abuso d'ufficio dal gup, Loredana Camerlengo, per una vicenda che riguardava il periodo in cui aveva ricoperto la carica di primo cittadino.

Il caso risaliva a due anni prima, quando l'allora sindaco, nel corso di una seduta di giunta, vi prese parte, invece di astenersi come prevede la legge, partecipando quindi alla votazione di una delibera per l'affidamento di un incarico legale a un professionista a lui legato da un vincolo di parentela, per una difesa in giudizio del Comune.

Secondo gli inquirenti, lo stesso avvocato aveva già stipulato, in passato, una convenzione con l'ente comunale, per la quale, nonostante l'avvenuta prestazione, non aveva percepito liquidazione di alcuna parcella. Un incarico legato alla Cosaf, che in passato svolgeva servizio di tesoreria per i Comune di Paolisi, e faceva riferimento alla mancata ammissione al passivo fallimentare dell'ente, cui fece seguito, grazie all'opposizione in giudizio del legale incaricato, la conseguente riammissione. 

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Il difensore di Montella che è Matera, ha sostenuto che la convenzione risaliva ad anni addietro e non venne stipulata da Montella. Con il passare del tempo, avendo avuto il Comune di Paolisi la necessità di opporsi alla mancata ammissione dell'ente al passivo fallimentare della Cosaf, per evitare una nuova stipula, che si sarebbe tradotta in un ulteriore dispendio economico, avrebbe utilizzato la precedente convenzione. Pertanto, la difesa ha sostenuto l'insussistenza dei presupposti del reato, soprattutto dal punto di vista dell'elemento psicologico. Per la difesa non c'era né il dolo, né la finalità di arricchire alcuno. Tra l'altro, non c'era stato nessun aggravio di spesa per il Comune, né le competenze dovute al legale convenzionato erano state pagate, nonostante egli lavorasse per l'ente da diversi anni. Dunque per la difesa soltanto un vizio procedurale, che escluderebbe la malafede. A dare il via alle indagini sulla vicenda era stato un esposto della minoranza.
 

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