Coronavirus in Campania ferma
anche i colossi: imprese in ginocchio

Coronavirus in Campania ferma anche i colossi: imprese in ginocchio
di Marco Borrillo
Martedì 24 Marzo 2020, 08:57
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Lo tsunami su scala globale generato dall'emergenza coronavirus avrà un forte impatto anche sull'economia locale. L'emergenza sanitaria ha imposto un'ulteriore stretta del governo con lo stop alle attività produttive ritenute «non essenziali o strategiche», individuando attraverso i codici Ateco (circa 80) l'elenco delle tipologie di aziende che invece possono continuare a operare. Nel Sannio su circa 36mila aziende iscritte alla Camera di Commercio più della metà resterebbero chiuse. E per il comparto manifatturiero, si prevede già un blocco di oltre il 70% delle imprese. Lo conferma il leader di Confindustria Benevento, Filippo Liverini, che ieri mattina ha parlato via Skype con il prefetto Cappetta e il presidente della Camera di Commercio Campese. «Vertice sollecitato dallo stesso prefetto spiega Liverini , alla luce del Dcpm e sul famoso allegato 1, in cui sono elencati i codici delle attività che possono essere svolte».

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Gli incontri «virtuali» proseguiranno quotidianamente per produrre una mappatura dettagliata, segnalare le imprese se sono funzionali alle filiere abilitate attraverso l'apposita modulistica (già predisposta intanto dalla Prefettura) e per fare il punto. «C'è bisogno di segnalare da parte delle aziende escluse ma che fanno parte della filiera, come quelle che operano nella manutenzione, assistenza tecnica alle aziende o produttrici di packaging, perché possano continuare. Serve anche sapere il numero delle aziende che devono essere monitorate e cosa stanno facendo rispetto alle misure di sicurezza previste». Per Liverini, ci saranno comunque ricadute negative, «per esempio sulla punta di diamante che abbiamo nel campo dell'automotive, il gruppo Sapa, ormai bloccato. Certo, è intervenuta la cassa integrazione ma la chiusura totale presuppone una mancanza di fatturato. Le aziende andranno in difficoltà anche nell'onorare gli impegni finanziari». Quindi invoca la necessità di interventi economici ancora più massivi da parte del governo, mentre il settore dell'agroalimentare continua il suo lavoro, ma Liverini avverte: «Ci sono casi come Minicozzi e la mia azienda (la Mangimi Liverini, ndr) che operano nella zootecnia e che sono in difficoltà perché nel caso degli allevatori di bufale ora il latte di bufala lo stanno congelando, in quanto non è possibile lavorare la mozzarella per l'export e per il commercio destinato alla ristorazione, con i problemi che ne derivano. Nei casi di Nestlé e Rummo, invece, si riesce a produrre tra pasta e pizze surgelate».

LE ANALISI
«La chiusura delle aziende è sempre un danno per l'economia ma l'impatto dell'emergenza non dovrebbe generare grossi scossoni nell'Asi, dove abbiamo molte aziende della filiera agroalimentare che restano aperte così come qualche altra grande impresa». Così il presidente del Consorzio Asi di Ponte Valentino, Luigi Barone, che tra le imprese che potranno continuare a lavorare cita anche la Muccillo Group, «che fa mascherine e indumenti da lavoro, quelle che operano nei rifiuti, e poi ci sono casi come Leonardo, che si occupa di sistemi di sicurezza nazionale, che con la richiesta al prefetto potrebbe restare aperta secondo quanto prevede il decreto. L'Imeva, leader in Italia nella produzione di barriere, condotte e guardrail, però deve chiudere - sottolinea - ma per definire meglio lo scenario generale abbiamo scritto al prefetto per un confronto». Intanto, assicura che per le attività al lavoro restano garantiti i servizi del «depuratore consortile dell'Asi, quelli della viabilità e, tra gli altri, dell'illuminazione».

Il segretario generale della Cisl Fp Irpinia-Sannio, Antonio Santacroce, dal canto suo, invita a collaborare e a «infondere coraggio e lavorare per una stagione diversa dove le aziende sanitarie possano rimediare alle procedure di emergenze violate e che hanno determinato il contagio di medici e infermieri elevando gli standard di sicurezza». Dalla segreteria cittadina della Cgil, invece, si alza anche l'appello a garantire la sicurezza sui posti di lavoro, «che deve essere assoluta», scrivono, ribadendo l'impegno e le verifiche sull'applicazione delle regole di sicurezza: «Si deve lavorare solo dove la sicurezza è garantita, altrimenti si sciopera».
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