«Il Covid continua la corsa ma contagi sottostimati: troppi tamponi fatti in casa»

L'analisi dei rischi collegati alla pandemia e alla corsa ai tamponi non registrati sulla piattaforma del sistema sanitario

«Il Covid continua la corsa ma contagi sottostimati: troppi tamponi fatti in casa»
di Luella De Ciampis
Venerdì 11 Novembre 2022, 08:02 - Ultimo agg. 10:58
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Presidente ha avuto modo di farsi un'idea di come si sta comportando o trasformando la pandemia?
«Stiamo assistendo, ormai da qualche tempo, a un aumento dei contagi e a una contestuale riduzione del numero dei pazienti ricoverati nelle terapie intensive e nei reparti Covid. Parlo al plurale perché è un fenomeno che accomuna tutti gli ospedali del territorio. In pratica, il virus sta continuando la sua corsa ma una notevole quantità di persone fa il tampone a casa e non si registra in piattaforma per cui non ci sono riscontri dal punto di vista clinico».

Facendo un bilancio, quali dati emergono?
«Allo stato attuale, il virus ha perso forza e, per questo, è facilmente gestibile a domicilio.

I ricoverati sono molto pochi e i decessi ancora meno. Peraltro, chi non ce la fa, muore con il Covid e non per Covid, vale a dire che l'infezione è un fattore aggravante di altre patologie preesistenti».

Per quanto riguarda l'influenza stagionale, cosa dobbiamo aspettarci?
«La campagna vaccinale ha un ruolo importante in questo periodo storico, per cui non dobbiamo sottovalutare la sua importanza. È compito dei medici di famiglia e dei pediatri informare correttamente le famiglie per la riuscita della campagna ma so che stanno compiendo un ottimo lavoro».

Perché è così importante?
«La nostra preoccupazione maggiore è rappresentata dall'abbandono della mascherina nei luoghi chiusi e affollati perché, a prescindere dai vaccini, tra l'autunno e l'inverno circoleranno sia il virus dell'influenza stagionale che quello del Covid. Il rischio della sommatoria dei due virus è concreto e può dare origine a diversi problemi. Innanzitutto, se una persona si ammala di influenza e, contemporaneamente, contrae il Covid, può manifestare un quadro clinico abbastanza grave, soprattutto in presenza di patologie cardiache o respiratorie. L'aspetto più grave è rappresentato dal fatto che, alla prima febbre sospetta, si finirebbe per correre in pronto soccorso, mettendo a dura prova gli ospedali già in precario equilibrio a causa della carenza di personale».

Ci sono soluzioni da adottare per evitare che ciò accada?
«Il consiglio che mi sento di dare è di continuare a usare la mascherina nei luoghi chiusi e affollati, tanto più che è una soluzione che non implica grossi sacrifici. In passato, quante volte abbiamo assistito a scene di stranieri che giravano in mascherina anche in assenza di pericoli reali che ne giustificassero l'uso. L'appello dell'Ordine è di continuare a preservarci».

Cosa prevede per la stagione invernale?
«Un aumento esponenziale dei contagi, se ci sarà, non dovrebbe costituire un problema per la comunità perché abbiamo una buona copertura vaccinale e un'immunizzazione di massa che deriva anche dall'altissima percentuale di persone che si sono ammalate di Covid. Tuttavia, abbiamo imparato che con questo virus tutto è possibile».

Dell'attuale situazione dell'ospedale Rummo cosa pensa?
«Si sta prendendo in mano la situazione, attivando iter concorsuali e scorrendo graduatorie per reclutare il personale. Le premesse sono buone ma sono necessarie scelte strategiche che consentano di predisporre un cronoprogramma per ritornare gradualmente alla normalità, ripristinando i reparti accorpati, le attività ambulatoriali e chirurgiche, rivedendo le liste d'attesa per rispondere nel migliore dei modi alle esigenze dell'utenza. Inoltre, è di vitale importanza operare una scelta per stabilire in modo definitivo le diverse competenze del Rummo e del Sant'Alfonso perché è impensabile che nei due presidi ospedalieri si eroghino gli stessi servizi. Da parte dell'Ordine c'è la massima collaborazione per risolvere le criticità ma anche l'impegno a monitorare le attività svolte».

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