Ancora una giornata difficile per la gestione dell'emergenza Covid che si conclude con 397 contagi nel Sannio e 13.923 casi regionali, emersi dal bollettino quotidiano della Protezione civile, tre nuovi accessi, due dimissioni e un decesso nell'area Covid del Rummo. A perdere la battaglia contro il virus un 78enne di Pietrelcina, arrivato in gravi condizioni in ospedale e morto subito dopo. Sono 32, invece, i pazienti in degenza nei reparti del padiglione Santa Teresa della Croce. Dati non confortanti perché si è già arrivati a un numero di positivi 10/15 volte superiore all'anno scorso. Non è escluso che, in tempi brevi, saranno ripristinati gli 86 posti letto nell'area Covid, mentre si stanno già potenziando i provvedimenti «spartiacque» in Pronto soccorso e nel reparto di maternità per evitare qualsiasi contatto tra positivi e pazienti ordinari.
L'ospedale Rummo è privilegiato in quanto la sua struttura costituita da padiglioni ha consentito, fin da subito, di isolare i pazienti Covid in una palazzina completamente autonoma rispetto alle altre.
Attualmente, i ricoveri in terapia intensiva, almeno nell'ospedale cittadino, sono inesistenti ma bisogna prepararsi anche alla possibilità di nuove prospettive in tal senso. Infatti, i più colpiti dalla nuova variante Omicron sono i giovani che, sicuramente, diventeranno veicolo di contagio per gli anziani che fanno parte del loro nucleo familiare o con i quali entrano in contatto per altri motivi. In questa nuova fase, l'allerta sta raggiungendo livelli più alti, mentre si moltiplicano le raccomandazioni di medici e istituzioni di ricominciare a usare la mascherina per proteggersi dal virus, anche in assenza di qualsiasi obbligo al riguardo. Intanto, in questo clima di incertezza e di estrema difficoltà, in cui incombe la minaccia di ripiombare nell'incubo della pandemia, si innestano dinamiche ospedaliere che ne logorano il tessuto e creano malcontento tra i sanitari.
L'organizzazione sindacale Cimo-Fesmed dei medici che prestano servizio al «Rummo» ha scritto alla direzione strategica per chiedere la revoca delle cinque delibere che sanciscono l'accordo con l'Asl di Avellino per la fruizione di 1900 ore di prestazioni in autoconvenzionamento per cinque medici del «Rummo», per le branche di Anestesia e rianimazione, Nefrologia, Ostetricia e ginecologia Pediatria e Neurologia. Contestualmente, il sindacato invita il direttore generale Mario Ferrante a predisporre, con urgenza, il budget per consentire l'autoconvenzionamento con i medici del «Rummo» per il secondo semestre. «É noto si legge nel documento che la gravissima carenza di medici dell'azienda ospedaliera costringe i colleghi a turni particolarmente gravosi, accentuati dalla recrudescenza della pandemia e da oggettive difficoltà nel coprire i turni di pronto soccorso, tanto da richiedere la presenza di medici di altre discipline. Tale carenza non può essere assicurata facendo ricorso al lavoro straordinario, trasformandolo in programmazione ordinaria. Lo strumento dell'autoconvenzione diventa l'unica possibilità per coprire temporaneamene le carenze di organico, utilizzando le risorse aziendali. Appare, quindi, incomprensibile e paradossale che si pensi a stipulare accordi con altri ospedali e non si assicuri la necessaria assistenza alla propria azienda. Alle incertezze in tal senso, si aggiunge la mancata risoluzione del nodo costituito dai fondi contrattuali per cui, i medici vantano un credito elevato nei confronti dell'amministrazione per somme non percepite dal 2015. Una condizione che ha spinto la nostra organizzazione sindacale a rivolgersi alla Corte dei Conti per chiarire la questione in via definitiva».