Covid, solo 773 vaccini
ma impennata di contagi

Covid, solo 773 vaccini ma impennata di contagi
di Luella De Ciampis
Mercoledì 9 Febbraio 2022, 07:57
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È cominciata sottotono l'attività vaccinale con la formula open day, promossa dall'Asl sul territorio provinciale, con la somministrazione di 773 vaccini nei 4 centri che hanno aperto i battenti, secondo un piano calendarizzato domenica. Ieri, oltre all'hub dell'ex caserma Pepicelli, che rimane aperto dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 13, erano operativi i centri vaccinali di San Giorgio del Sannio, aperto dal lunedì al giovedì, di Sant'Agata de' Goti, aperto dal lunedì al venerdì e l'ambulatorio di San Bartolomeo in Galdo. Oggi toccherà anche agli hub di Montesarchio e all'ambulatorio di San Marco dei Cavoti. Scarsa l'adesione dunque, un risultato non del tutto inatteso in quanto, la maggior parte della popolazione vaccinabile ha completato il ciclo e, quindi, oltre a qualche migliaio di persone che non ha fatto alcuna dose, rimane da immunizzare solo il restante 50% di bambini nella fascia 5-11 anni.

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Sul fronte dei contagi, non migliora la situazione al «Rummo» dove il numero dei pazienti in degenza rimane fermo a 76 per effetto di 3 nuovi ingressi in area Covid, una dimissione e 2 decessi. A perdere la battaglia contro il Covid, un 90enne di Torrecuso e una 98enne di Napoli. Sale così a 76 il totale dei decessi registrati nell'ospedale cittadino da fine agosto. In sensibile aumento, rispetto a lunedì, anche i contagi sul territorio, secondo il report quotidiano della protezione civile che riferisce di 476 nuovi positivi. Sicuramente, il numero dei casi è in costante calo ma non è tale da far ipotizzare un epilogo definitivo della pandemia in tempi brevi.

Intanto alcune organizzazioni sindacali del medici di famiglia minacciano lo stato di agitazione, propedeutico a uno sciopero generale della categoria che potrebbe compromettere la sicurezza dei pazienti e l'appropriatezza delle cure. «Senza alcun dubbio dice Luca Milano, vicepresidente dell'Ordine e medico di famiglia - stiamo vivendo un momento difficilissimo e pesantissimo, ma ritengo che nel corso di un'emergenza come questa non si possa neanche ipotizzare uno stato di agitazione da parte nostra, che rischierebbe di danneggiare solo i cittadini.

Credo, invece, che non sia più rimandabile un tavolo di confronto tecnico con le istituzioni per poter arrivare quanto prima a meccanismi di semplificazione delle procedure e delle certificazioni legate al Covid. In questa ultima ondata della pandemia siamo certamente in grave difficoltà, lasciati soli con un carico enorme di lavoro (soprattutto burocratico) e di richieste da parte dei pazienti, che non sanno a chi potersi rivolgere se non al proprio medico». È un dato di fatto che il numero dei positivi in età lavorativa, sta determinando una richiesta di certificazioni enorme che assorbe molte ore ed energie e fa crescere il disagio della categoria. «Quanto mai opportuno continua Milano è stato l'intervento del nostro collega e consigliere regionale Gino Abbate, che promette battaglia in seno al consiglio regionale affinché il medico di famiglia non faccia sempre più l'amministrativo e sempre meno il medico. Questo problema va posto proprio alla politica, in modo che si adoperi per una rapida semplificazione burocratica del nostro lavoro perché, in un momento come questo, le nostre proteste non sarebbero capite dai nostri assistiti, a cui ci lega il fondamentale rapporto fiduciario, segno imprescindibile della nostra stessa professione e legame che non possiamo e non vogliamo spezzare».

L'impegno del vicepresidente dell'Ordine è quello di informare i cittadini sulle reali responsabilità delle procedure burocratiche che finiscono per limitare il n tempo a disposizione per l'assistenza medica. Con questo carico di lavoro giornaliero conclude interrotto da oltre cento telefonate, sms, whatsapp, mail, rischiamo anche di perdere la necessaria serenità per un corretto intervento medico. Il numero di positivi seguiti da noi medici di famiglia ha registrato un'impennata nelle ultime settimane. Prima di Natale erano circa 140 i miei assistiti colpiti da Covid inizio pandemia, mentre oggi sono 281».

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