«Il tanto atteso depuratore adesso si farà». Parola di Clemente Mastella che ha annunciato ieri a Palazzo Mosti l'avvenuta definizione del Progetto di fattibilità tecnico-economica dell'infrastruttura simbolo delle lacune ambientali della città. «Se siamo dietro nelle classifiche della qualità della vita, lo dobbiamo principalmente a questo fattore» ha ricordato il primo cittadino. Al suo fianco il commissario di governo Maurizio Giugni, il presidente dell'Ente idrico campano Luca Mascolo, il direttore dell'Eic Vincenzo Belgiorno, il coordinatore del Distretto Calore Irpino Franco Damiano.
Lacune che del resto riguardano svariate realtà del Paese, come dimostra la procedura d'infrazione comunitaria che è alla base della nomina commissariale.
Sigle presenti ieri al varo: «Abbiamo indicato quel sito - spiega il delegato Lipu Marcello Stefanucci - come migliore alternativa possibile rispetto alla individuazione precedente che sarebbe risultata più impattante e meno facilmente raggiungibile. Inoltre si è evitato lo scempio a Santa Clementina, per cui ci riteniamo soddisfatti». Il no a Santa Clementina, area dal grande valore archeologico, era stato formalizzato anche dalla Soprintendenza nel 2020. È stata così scartata l'opzione a tre impianti, caldeggiata da Gesesa e finita anche nel mirino della magistratura, per l'attuale formula a due. O, per meglio dire, a un impianto e mezzo: «Con il piano stralcio di Ponte Valentino - ha spiegato il commissario Giugni - realizzeremo i collettori al servizio di Capodimonte, Cretarossa, Ponticelli e Cancelleria, per un totale di 10mila abitanti equivalenti. Con l'impianto principale garantiremo la depurazione del resto della città e di contrada Montecalvo, pari a 45mila abitanti. Per le altre contrade saranno verificate soluzioni localizzate come la fitodepurazione.
Il progetto comprende la dismissione degli impianti di Ponte delle Tavole, Capodimonte e Pontecorvo, e la realizzazione di collettori di adduzione dei reflui per collegare la rete». Il progetto redatto dal raggruppamento guidato dalla C&S Di Giuseppe di Chieti prevede «la realizzazione di un impianto a membrane biologiche concepito in maniera modulare per essere adeguato a un possibile aumento dei carichi». Quanto ai costi, i 18 milioni stanziati nel 2019 dal ministero Ambiente si sono aggiunti ai 9 già in cassa a Palazzo Mosti. «Ma erano finiti in perenzione e ho dovuto recuperarli faticosamente grazie ai buoni uffici con la Regione», ha rivendicato Mastella. Che non si è fatto mancare una chiosa enfatica: «Dove non sono riusciti i Romani, i Papi e il bonapartiano Talleyrand, riusciamo adesso noi». Il primo cittadino ha inoltre rimarcato «la grande importanza di questo passo per le attività produttive della città» e anticipato che «sarà necessario reperire qualche ulteriore copertura economica, in ragione degli aumenti dei prezzi». Da progetto l'impianto di Scafa costerà 29.210.376 euro.
Iniziativa che confluirà nell'alveo del futuro Distretto idrico sannita. «Il 3 agosto la Giunta regionale approverà la delibera» ha annunciato Mastella anticipando l'ultimo sì mancante all'iter. «Stiamo operando nell'interesse di tutti i territori» ha assicurato il presidente Eic Mascolo smentendo le voci relative a presunti disegni anti irpini. In sintonia Damiano: «Sul sistema idrico integrato, come sul ciclo rifiuti, la classe dirigente di questo territorio sta svolgendo, in sinergia con la Regione, un lavoro carico di frutti».