Detenuto morto d'infarto in carcere,
tre camici bianchi verso il processo

Detenuto morto d'infarto in carcere, tre camici bianchi verso il processo
di Enrico Marra
Sabato 14 Dicembre 2019, 13:30
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Tre richieste di rinvio a giudizio per la morte di un detenuto nel carcere di contrada Capodimonte. Tre sanitari sono imputati di omicidio colposo e il verdetto davanti al Gup Gelsomina Palmieri ci sarà il prossimo 20 gennaio. Il rinvio è scaturito nell'udienza svoltasi ieri mattina.

In questa udienza davanti al Gup infatti uno dei tre sanitari Nicola Ciamillo, 58 anni, difeso dall'avvocato Benedetto De Maio, ha deciso di chiedere il rito abbreviato. Pertanto ha preso la parola il sostituto procuratore della Repubblica Francesco Sansobrino, che ha proposto per Ciamillo la condanna a sei mesi, pena sospesa. Il verdetto del Gup su questo rito abbreviato si avrà nell'udienza del 20 gennaio, unitamente a quello riguardante gli altri due sanitari Mario Feleppa, di 56 anni, e Maria Gallo, di 52 anni, che sono destinatari di una richiesta di rinvio giudizio del sostituto procuratore della Repubblica Miriam Lapolorcia. Tutti e tre i sanitari sono beneventani. Nell'udienza di ieri mattina sono anche interventi gli avvocati Angelo Leone, che difende Gallo, e Fabio Russo, che assiste Feleppa, che ha chiesto un termine a difesa. Inoltre i legali Vincenzo Sguera e Luca Russo, che assistono i familiari del detenuto deceduto, si sono costituti parte civile. Secondo l'accusa, respinta dai legali, i tre medici che, operavano in base a una convenzione con l'Asl presso la casa circondariale di contrada Capodimonte, sono stati chiamati in causa per la morte del detenuto, Agostino Taddeo, 59 anni, che è avvenuta il 13 ottobre del 2016 presso l'ospedale «Rummo». Taddeo al momento in cui le sue condizioni di salute sono peggiorate stava scontando nell'istituto di pena di contrada Capodimonte una condanna a tre anni.

Ai tre sanitari viene contestato di aver visitato Taddeo in diverse occasioni e in particolare dal 3 al 5 ottobre del 2016. Secondo l'accusa avrebbero eseguito le visite con negligenza, imprudenza e imperizia. Il detenuto infatti lamentava tra l'altro dolori al torace e intercostali. Ma i sanitari non ritennero, secondo l'accusa, di disporre un approfondimento diagnostico sulle condizioni del suo cuore e non disposero il trasferimento di urgenza di Taddeo presso il pronto soccorso dell'ospedale «Rummo» per essere sottoposto alle terapie del caso. Il trasferimento in ospedale avvenne solo il 6 ottobre. Le sue condizioni peggiorarono fino al decesso per infarto del miocardio acuto. Anche l'effettuazione di un intervento chirurgico in angioplastica cui Taddeo venne sottoposto,venne fatto in ritardo.
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