Discariche post-mortem,
«conto» da 400mila euro

Discariche post-mortem, «conto» da 400mila euro
di Paolo Bontempo
Martedì 26 Febbraio 2019, 10:27 - Ultimo agg. 27 Febbraio, 14:03
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Stanno arrivando, in queste ultime ore, ai 78 Comuni sanniti le fatture della Samte relative ai costi di gestione delle discariche post-mortem, per il periodo da agosto a dicembre dello scorso anno. Si tratta di documenti contabili per attività già realizzate dalla società provinciale, nonostante lo Stir di Casalduni fosse già chiuso per l'incendio, che ammontano complessivamente a oltre 400mila euro (con una tariffa praticata di 44 euro a tonnellata). L'importo complessivo è calcolato per Comune, sulla scorta dei dati acquisiti da Samte e relativi al quantitativo di tonnellate di rifiuti indifferenziati sversati in altri Stir della regione.

 

I DATI
Gli importi fatturati variano a seconda del quantitativo di rifiuti smaltiti e secondo un calcolo si aggirano in media sui 5 mila euro a Comune, con forti oscillazioni tra gli enti grandi e quelli piccoli. I costi di gestione sono relativi ad attività svolte della Samte, costose ma obbligatorie come il prelievo del percolato degli ex siti per evitare disastri ambientali. Una situazione paradossale, al punto che i cittadini sanniti sono costretti a pagare la gestione di discariche in cui ci sono i rifiuti provenienti da altre province e per cui il Sannio non ha ricevuto nemmeno un euro. La gestione degli ex siti improduttivi tra discariche e siti di stoccaggio causano un costo anno di gestione che, nel solo 2018, è stato di 1,5 milioni di euro. Somma che va inserita obbligatoriamente in tariffa. Tale imposizione è stata stabilita con delibera della Provincia dello scorso ottobre che non ha fatto altro che recepire la legge. Dopo l'incendio dello Stir di agosto dello scorso anno e il relativo stop alle attività, la Samte deve fatturare in tariffa solo i costi di gestione delle discariche post-mortem senza le attività per il conferimento dei rifiuti indifferenziati e questo fino a quando non riaprirà l'impianto di località San Fortunato.

LA SITUAZIONE
«La Samte ha fatturato in tariffa le attività obbligatorie ha spiegato Domenico De Gregorio, amministratore unico della società provinciale per la gestione dei siti dismessi. L'eventuale revisione di queste spese per l'anno in corso dipende molto dall'attuazione di provvedimenti di perequazione con cui la Regione potrebbe riconoscere alla nostra Provincia un contributo economico relativo alla gestione dei siti dismessi». Questi costi fatturati ai Comuni costretti a sversare i rifiuti indifferenziati presso gli Stir di altre province si trasformano di fatto in maggiori oneri per i cittadini. La tariffa media di sversamento dei siti dove hanno trovato accoglienza i rifiuti sanniti, dopo l'incendio dell'impianto di Casalduni, si aggira intorno ai 190 euro a tonnellata. A questi si vanno ora ad aggiungere i 44 euro con la tariffa che arriva a sforare i 230 euro.

LE REAZIONI
Per il sindaco di Melizzano, Rossano Insogna, si pagherà una doppia quota per i siti post-mortem. «Chi già sversa negli Stir di altre province spiega ora paga già la tariffa, come nel caso del mio Comune che sversa all'impianto di Pianodardine, comprensiva della quota post-mortem della provincia di Avellino. Ora si aggiungono le quote post mortem della nostra provincia con maggiori oneri per il Comune». «La Regione deve intervenire subito - dice Pasquale Iacovella, sindaco di Casalduni e presidente dell'Ato rifiuti poiché abbiamo già richiesto da tempo, con una nota ad hoc, insieme al sindaco di Castelpoto Vito Fusco, che questo balzello sia distribuito su tutti i contribuenti della regione. Nella prossima riunione dell'Ato questa problematica sarà portata all'ordine del giorno per sollecitare la risoluzione».
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