Droga, i viaggi in codice del clan:
«Ti sto portando la mozzarella»

Droga, i viaggi in codice del clan: «Ti sto portando la mozzarella»
Giovedì 16 Gennaio 2020, 08:46 - Ultimo agg. 10:47
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Dopo il blitz con nove arresti e la notifica di una misura di divieto di dimora da oggi via agli interrogatori per le persone accusate di far parte del clan Sparandeo. I reati addebitati, con posizioni differenziate, sono di associazione a delinquere, detenzione e spaccio di droga ed estorsioni. Il primo interrogatorio è in programma oggi ad Asti dove è detenuto e sarà ascoltato Stanislao Sparandeo, 41 anni. Domani per rogatoria, invece, saranno interrogati da Vincenzo Landolfi, gip del Tribunale di Benevento, le persone detenute nel carcere di contrada Capodimonte: Carmine Morelli, 60 anni, Vincenzo Poccetti, 46 anni, Luigi Coviello, 46 anni, Gabriele De Luca, 31 anni, tutti di Benevento, e Carmine Longobardo, 45 anni, di Castello di Cisterna, difesi dagli avvocati Antonio Leone e Gerardo Giorgione, Isidoro Spiezia e Michele Sanseverino. Tutti gli interrogatori si concluderanno entro sabato.

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Oltre alle estorsioni il clan gestiva anche lo spaccio di droga nelle varie piazze della città. Secondo l'accusa era proprio il capoclan Corrado Sparandeo a organizzare l'attività di spaccio avvalendosi di una rete di collaboratori a cui dava ordini e direttive sia sugli acquisti che sulle consegne da effettuare. Inoltre curava personalmente i contatti con i clan che gestiscono lo spaccio in altre zone della Campania. In particolare con i clan Lo Russo e Ciccarelli di Caivano. Ma un buon rapporto è emerso tra il clan beneventano e chi è dedito allo spaccio di stupefacenti a Castello di Cisterna e quindi a Carmine Longobardo che era tra i principali fornitori di ingenti quantitativi di stupefacenti. Quest'ultimo è accusato di gestire i trasferimenti della droga da Castello di Cisterna a Benevento e di essere giunto in città per ricevere i pagamenti della merce fornita e anche per incontrare Corrado Sparandeo. Ad accompagnarlo, sempre secondo l'accusa, Luigi Giannini martedì mattina destinatario di un ordine di carcerazione con il beneficio degli arresti domiciliari. Spesso veniva usato un linguaggio criptico nelle intercettazioni come «ti porto la mozzarella» e senza dubbio alla vigilia di un incontro tra Longobardo e Corrado Sparandeo il riferimento non era all'«oro bianco» da mangiare a tavola. E sempre secondo l'accusa il 17 dicembre del 2017 la droga venduta da Longobardo e destinata a Benevento venne intercetta dagli agenti della Squadra Mobile della questura sannita presso il casello autostradale di Castel del Lago, dopo che i corrieri erano stati seguiti sin dal Napoletano.

In quell'occasione furono bloccati e arrestati due pregiudicati napoletani che trasportavano cinque panetti di hashish per il peso di 500 grammi e cinque grammi di cocaina. I due vistisi scoperti si diedero alla fuga investendo in retromarcia due agenti che rimasero feriti. La Dda di Napoli, con ordinanza del Gip Marcello De Chiara, la Procura di Benevento con il sostituto Assunta Tillo e la Squadra Mobile con il personale della terza sezione hanno ritenuto e inserito nell'ordinanza che i due trasportassero droga per conto di Longobardo e che questa fosse destinata al clan Sparandeo. Del resto i viaggi a Benevento di Longobardo non sempre avevano avuto un esito positivo. In una conversazione telefonica intercettata, l'uomo, infatti, parlando con il padre afferma che «ogni volta che vengo a Benevento mi succede qualcosa» ricevendo dal genitore come risposta «ma perché questo Benevento non lo levi di mezzo». Ma evidentemente il mercato beneventano era ambito e fruttava. Infatti il trasporto di stupefacenti continuava e in una conversazione che risale al gennaio del 2018, Longobardo diede indicazioni a Giovanni Piscopo, altra persona ritenuta aderente al clan, sul luogo in cui trovare degli stupefacenti nei pressi di un ponticello lungo l'autostrada Napoli-Bari in cui in precedenza un altro malvivente si era disfatto durante la fuga in autostrada per sottrarsi alle forze dell'ordine. Stupefacente che tra l'altro era stato già pagato proprio da Giovanni Piscopo.
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