Duplice omicidio, nuovo test dei Ris:
«Sparai, uno dei due era armato»

Duplice omicidio, nuovo test dei Ris: «Sparai, uno dei due era armato»
di Enrico Marra
Martedì 28 Maggio 2019, 11:35 - Ultimo agg. 13:00
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Esame bis dello stub fatto sulle mani di Mario Morgillo, 68 anni, e del genero Andrea Romano, 49 anni, entrambi di San Felice a Cancello, uccisi a colpi di fucile il 31 marzo a Durazzano. Per questo duplice omicidio è imputato Francesco D'Angelo, di 52 anni. L'accertamento si è tenuto ieri pomeriggio a Roma presso la sede dei Ris, il Reparto investigazioni scientifiche dell'Arma dei carabinieri.

L'imputato ha sempre sostenuto, sin dal momento dell'arresto, di aver sparato all'indirizzo di Morgillo e Romano avendo notato che uno dei due era armato di pistola. I primi accertamenti effettuati dai Ris hanno dato esito negativo: nessuna traccia di polvere da sparo o di altri elementi che possano confermare che una delle due vittime fosse armata di pistola. Ma il sostituto procuratore della Repubblica Marilia Capitanio, che sta coordinando le indagini, ha ritenuto di effettuare un test bis, tenuto conto dell'importanza che riveste questo elemento al di fine della determinazione della responsabilità dell'imputato. Dell'effettuazione di questa prova è stata data notizia al difensore dell'imputato, Alberico Villani, e al rappresentante dei familiari della vittima, l'avvocato Tiziana Fucci. E questo anche per porli nelle condizioni, eventualmente, di designare un proprio consulente per assistere ai test che sono atti irripetibili. Fra un trentina di giorni il Ris darà il risultato dell'accertamento bis.
 
Tutto era iniziato nel pomeriggio del 31 marzo. Le due vittime, giunte a Durazzano a bordo di una Ford Focus, secondo la ricostruzione avevano pedinato Francesco D'Angelo. Quest'ultimo, 52 anni, si era accorto della presenza sia di Morgillo che del genero e, temendo qualche reazione, aveva anche avvertito i carabinieri. Da qualche mese, infatti, in seguito a un incidente stradale tra D'Angelo e Gennaro Morgillo, il figlio di Mario, era in corso una controversia con strascichi anche in sede giudiziaria presso la Procura di Santa Mara Capua Vetere. Fatto sta che D'Angelo, imbracciato un fucile che aveva nel suo furgone, aveva fatto fuoco uccidendo sia Mario Morgillo che Andrea Romano, entrambi deceduti sul colpo. L'omicida, poi, era fuggito da piazza Galilei. Ma, poco dopo, si era consegnato ai carabinieri del Reparto operativo.

D'Angelo ha sempre sostenuto la tesi di aver sparato, temendo che i due potessero aggredirlo. Erano, quindi, iniziate le indagini - che vanno avanti da circa due mesi - da parte della Procura della Repubblica diretta da Aldo Policastro e svolte dai carabinieri della compagnia di Montesarchio. In particolare, si è partiti dalla ricostruzione dell'incidente stradale avvenuto a Santa Maria a Vico, dove si era scontrata l'auto condotta da D'Angelo con quella alla cui guida c'era Gennaro Morgillo. Il caso aveva poi voluto che Gennaro Morgillo, in attuazione di un divieto di dimora nel Casertano, si fosse trasferito proprio a Durazzano aumentando quindi le occasioni d'incontro.
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