Generazione Z, il piano e le sfide per evitare la fuga dei giovani talenti

Dialogo tra enti, istituzioni e studenti per evitare la fuga di cervelli

Il dibattito
Il dibattito
di Oreste Tretola
Mercoledì 30 Novembre 2022, 09:28
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Un dialogo tra enti, istituzioni e studenti per evitare la fuga di cervelli. Era questo l'argomento del dibattito a più voci svoltosi nella sala biblioteca di Palazzo De Simone su Sfide e opportunità per la Generazione Z: restare o partire?». L'incontro è nato dall'esigenza di iniziare un confronto attivo e partecipativo con le nuove generazioni per capirne motivazioni, ambizioni e aspirazioni alla base delle loro scelte. Per Generazione Z si intende quella fascia d'età che va dai nati nel 1997 ai nati nel 2012, giovani che sembrano sfuggire a percorsi di vita e professionali conosciuti e strutturati. Questa generazione ha il sogno di lasciare i propri territori di origine, in particolare se si tratta del Sud e delle aree interne. Le imprese, gli enti e le istituzioni si sono interrogati su come si possono attivare per rendere attrattivi i territori di appartenenza, ascoltando anche le richieste degli studenti.



In quasi trecento ieri pomeriggio hanno partecipato alla conferenza, alcuni hanno anche esposto le loro istanze.

L'obiettivo comune è quindi quello di evitare lo spopolamento del territorio, in particolare delle aree interne, particolarmente colpite dal fenomeno. Il meeting è stato patrocinato dalla Fondazione Sostenibilità e valore che si è attivata nel lanciare un progetto che punta a far comunicare studenti e imprese, come spiegato dal professore ordinario di Management all'UniSannio, Riccardo Resciniti, che è anche presidente della fondazione: «La società italiana di marketing - dice - ha voluto questa Fondazione perché crede nella possibilità di cambiare le cose. L'obiettivo è mettere insieme sostenibilità e marketing. Il progetto è denominato Corporate Activism e riguarda proprio i ragazzi della Generazione Z e vuole che le aziende abbiano un ruolo attivo. Vorremmo infatti che ci affiancassero con un mini finanziamento ma che soprattutto finanziassero una gara di idee a cui prendano parte i giovani. Bisogna capire come risolvere il problema dei ragazzi che vanno via. Le idee che questi presenteranno dovranno poi essere realizzate, proveremo a coinvolgere anche enti e terzo settore. Avremo anche università e istituzioni con noi. È necessario garantire uno sviluppo lavorativo equilibrato nel Paese. Ci attiveremo anche con il Governo per dare la giusta visibilità a questo progetto».


Anche le imprese e il terzo settore hanno espresso le proprie opinioni per andare incontro agli studenti. «Libera si è da sempre impegnata per i beni confiscati alle mafie e per capire, soprattutto, come riutilizzarle socialmente quando diventano di proprietà pubblica ha spiegato Riccardo Christian Falcone di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie Stiamo provando a dimostrare che il riutilizzo dei beni non ha solo risvolti etici e morali, ma può anche portare ricchezza nel territorio. I beni confiscati alle organizzazioni criminali possono quindi essere strumenti utili ai giovani, per farli tornare sul territorio e per offrirgli impiego lavorativo. Il riutilizzo è l'unico strumento che unisce le dimensioni giudiziale, politica e culturale. A Castel Volturno, in provincia di Caserta, abbiamo un esempio di come una cooperativa, che gestisce beni confiscati, riesca a dare lavoro ai ragazzi del posto. Questo è un modo per evitare di perdere queste risorse umane».

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