«Igp per l'olio svolta per il Sannio,
primo marchio di qualità»

«Igp per l'olio svolta per il Sannio, primo marchio di qualità»
di Vincenzo De Rosa
Domenica 16 Gennaio 2022, 11:31
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«L'augurio che ci siamo fatti è che il 2022 possa essere l'anno buono per il nostro grande progetto: il traguardo del riconoscimento dell'Igp Olio Campania non è mai stato così vicino». C'è ottimismo nelle parole di Raffaele Amore, presidente del comitato promotore della nuova Igp regionale fin dalla sua costituzione nel 2016. In questi anni di strada ne è stata fatta da quando il disciplinare che avrà il compito di tutelare le varietà autoctone e così il lavoro degli olivicoltori sanniti e campani è stato redatto nella sua prima versione. Un'iniziativa sostenuta fin dall'inizio dalla Regione che ha reso possibile, dopo il parere positivo dato al disciplinare, la presentazione nel gennaio 2020 dell'istanza di riconoscimento al ministero per le Politiche Agricole. Da lì la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale nel marzo 2021 al termine dell'istruttoria ministeriale e quindi il 5 agosto scorso l'invio della documentazione a Bruxelles dove la Commissione Europea ha avviato l'ultima valutazione prima del riconoscimento.

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«Quando è nato il comitato si è posto un obiettivo molto chiaro racconta il presidente Amore -, quello di salvaguardare la tipicità e le caratteristiche peculiari del prodotto campano attraverso la registrazione di una nuova denominazione e l'utilizzazione del relativo marchio comunitario. L'indicazione geografica protetta è infatti proprio questo, un marchio di qualità che definisce prodotti che si identificano per delle peculiarità legate ad un determinato territorio e che rispettano un disciplinare di produzione in cui sia comprovata l'origine storica della denominazione nel territorio dichiarato. In questi anni è stato tanto il lavoro fatto, anche per venire incontro alle varie osservazioni che Regione e Ministero hanno avanzato al nostro disciplinare. Ottenere l'ok definitivo dal Ministero, un risultato che non era affatto scontato, ci ha riempito di orgoglio e ci ha dato forza per proseguire nell'iter.

Oggi siamo fiduciosi e convinti che anche la Commissione Europea, fatte le dovute valutazioni ed osservazioni, possa dare luce verde alla nostra Igp».

Ora il comitato dovrà rispondere alle prime osservazioni presentate da Bruxelles, correttivi che dovranno rendere ancora più stringenti i parametri da rispettare per il marchio da iscrivere all'albo comunitario. Una Igp che dovrà consentire, una volta riconosciuta, la piena valorizzazione dell'intera filiera olivicola-olearia, tra le più importanti tanto per l'economia campana quanto per quella sannita. Se è vero che la zona di produzione indicata nel disciplinare comprende l'intero territorio della Campania, è anche vero che il 20% della produzione olivicola regionale è concentrata in provincia di Benevento (seconda solo dopo Salerno). Inoltre, gli olivicoltori sanniti non possono contare su nessuna delle Dop già presenti in regione e dunque l'Igp Campania, come spiega lo stesso Amore, rappresenterebbe per questo territorio il primo marchio di qualità riconosciuto.

«Questa indicazione geografica protetta rappresenterebbe sottolinea il presidente del comitato promotore - un importante valore aggiunto per la provincia di Benevento e per tutti i produttori del nostro territorio. Questo almeno per due ordini di motivi. Il primo è che oggi i produttori sanniti non possono avvalersi di nessuna nelle Dop riconosciute in Italia, alcune di queste presenti anche in Campania come la Colline salernitane o la Irpinia - Colline dell'Ufita. Ecco che, quindi, il riconoscimento di una Igp regionale ci permetterebbe di aver un marchio che finalmente certifichi la qualità, straordinaria, del nostro olio». «Il secondo motivo poi aggiunge Amore - riguarda l'importanza per la commercializzazione dell'olio sannita che un'Igp regionale avrebbe. Le cinque Dop già riconosciute in Campania non hanno mai prodotto i volumi di fatturato attesi. Diverso invece sarebbe poter utilizzare su questi mercati un marchio come quello della Campania».
 

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