Maxi impianto termico sul tetto
del Comunale: caso nell'area Unesco

Maxi impianto termico sul tetto del Comunale: caso nell'area Unesco
di Paolo Bocchino
Domenica 12 Dicembre 2021, 11:32 - Ultimo agg. 21:36
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Cosa ci fa quel parallelepipedo metallico collegato a un intreccio di tubi sul tetto del Comunale? Se lo saranno chiesto in tanti transitando lungo il corso Garibaldi. E se lo è chiesto soprattutto la Soprintendenza che vuole vederci chiaro. Il responsabile dell'ufficio vincoli Gennaro Leva ha avuto nelle scorse ore un primo confronto con i funzionari del Provveditorato opere pubbliche, l'ente che sta eseguendo i lavori di riqualificazione del «Vittorio Emmanuele».

L'ingombrante manufatto, una centrale termica per il condizionamento del teatro, non convince per niente. Il discorso andrà approfondito tavole tecniche alla mano martedì quando Leva effettuerà un sopralluogo urgente. E in effetti è difficile che l'attenzione non venga attirata dalla struttura installata nei giorni scorsi sulla sommità del più importante palcoscenico cittadino: la massiccia «scatola» in metallo con un «becco» aperto che «punta» corso Garibaldi occupa una consistente porzione del terrazzo, circondata da un dedalo di condutture rosso fuoco a loro volta ben in vista. Non esattamente ciò che si addice al prestigio e alla bellezza della pregevole palazzina ottocentesca, ancor meno se si considera che si è in pienissima buffer zone Unesco. Basta alzare lo sguardo percorrendo il tratto iniziale del Corso per inanellare visivamente in rapida sequenza il Campanile di Santa Sofia e subito dopo la mega caldaia che sormonta il teatro.

«Una situazione che non è accettabile e che andrà in qualche modo risolta - anticipa con decisione Leva - Verificheremo insieme agli esecutori dei lavori il percorso che ha portato a questo tipo di scelta, ma sento di escludere categoricamente che la Soprintendenza abbia mai autorizzato una realizzazione simile, palesemente inadeguata al contesto in cui è inserita».

Una sconfessione chiara e netta che va a scontrarsi con l'operatività della riqualificazione in atto da 15 mesi. E che certamente non fluidificherà il decorso dell'intervento: «Comprendiamo le istanze della Soprintendenza e ci adopereremo per far sì che si trovi una soluzione rispettosa del contesto paesaggistico e urbanistico» assicura Umberto Musco, primo responsabile del procedimento. Il dirigente del Provveditorato è prossimo all'avvicendamento ma continuerà a seguire il cantiere al quale, da beneventano, tiene particolarmente.

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Martedì sarà lui a rappresentare l'ente governativo nel corso del sopralluogo: «Si è verificato un fraintendimento - spiega - Prima dell'avvio dei lavori fu trasmesso il progetto alla Soprintendenza con la descrizione tecnica degli interventi a farsi, compresa la centrale di condizionamento sul tetto. Trattandosi di opere impiantistiche e non murarie, non si ritenne di inoltrare anche la riproduzione estetica delle apparecchiature. Va considerato che nel sito erano già presenti dispositivi analoghi, anche se di dimensioni più contenute. La scelta di un impianto più grande, giustificata dall'elevato miglioramento dei servizi di condizionamento termico, è stata effettuata in autonomia dalla ditta esecutrice». Un cul de sac dal quale bisognerà pur uscire. Ma come? «Premesso che una struttura per il condizionamento in quel punto c'è sempre stata - aggiunge Musco - ritengo poco percorribile l'ipotesi di rimuovere l'apparecchiatura installata per collocarne un'altra. Dal momento che la struttura determina criticità sul piano dell'impatto visivo, si possono prendere in esame accorgimenti tecnici che azzerino la problematica. Ad esempio allungando di qualche centimetro il parapetto del terrazzo con soluzioni idonee che di fatto oscurino alla vista l'apparecchiatura installata. Ipotesi che valuteremo con la Soprintendenza». Un intoppo che rischia di allungare ulteriormente i tempi di consegna del teatro, previsti per la primavera dopo reiterati slittamenti.
 

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