Pedopornografia, sequestro bis
per don Nicola: ipotesi ricettazione

Pedopornografia, sequestro bis per don Nicola: ipotesi ricettazione
di Enrico Marra
Mercoledì 1 Dicembre 2021, 07:49
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Nuovamente sequestrati a don Nicola De Blasio i 170mila euro che erano stati trovati nel corso di una perquisizione nella sua abitazione dalla polizia postale insieme al materiale pedopornografico. Il sequestro, questa volta, è stato deciso dal gip Gelsomina Palmieri, su richiesta del sostituto procuratore Marilia Capitanio che ha ipotizzato una possibile ricettazione e ha affidato l'incarico alla Guardia di finanza. I suoi avvocati Massimiliano Cornacchione e Vincenzo Sguera hanno già presentato ricorso al tribunale del Riesame di Benevento che lo esaminerà il prossimo 7 dicembre.

Don Nicola De Blasio era tornato in possesso dei 170mila euro sequestrati dalla Polizia postale, lo scorso 20 novembre. Il tribunale del Riesame di Benevento, composto dal presidente Francesca Telaro e dai magistrati Salvatore Perrotta e Roberto Nuzzo, aveva infatti stabilito che il denaro trovato nell'abitazione del sacerdote non era collegabile al materiale pedopornografico trovato nel suo pc nel corso della perquisizione effettuata dalla Polizia postale, su ordine della Procura di Torino.

I magistrati avevano accolto il ricorso presentato dai difensori del sacerdote e dato credito alle dichiarazioni che il sacerdote, agli arresti domiciliari, aveva fatto nel corso dell'interrogatorio sostenendo che si trattava di denaro per eseguire dei restauri nella chiesa di San Modesto e di una parte dell'eredità ricevuta alla morte dei genitori.

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Sul fronte giudiziario, sono ancora in corso a Napoli presso gli uffici del Compartimento di polizia postale e delle Comunicazioni della Campania, su disposizione del sostituto procuratore Barbara Aprea, gli accertamenti tecnici sui computer sequestrati nell'abitazione del sacerdote. In quella sede gli avvocati difensori dell'ex direttore della Caritas hanno nominato un loro perito, un ingegnere informatico di Napoli. La vicenda è anche oggetto di ricorso al tribunale del Riesame di Napoli dopo che il sacerdote è stato trasferito nel carcere di contrada Capodimonte su disposizione dei magistrati napoletani. L'aggravamento della misura cautelare sarebbe legato al fatto che, oltre alle detenzione di materiale pedopornografico, si sarebbe aggiunto il reato di aver condiviso materiale su una chat.

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Al centro delle indagini vi sono, tuttora, dichiarazioni rese da don Nicola, il quale aveva sostenuto che il materiale ritrovato risaliva al 2015 quando aveva condotto un'inchiesta sull'esistenza del fenomeno della pedofilia anche nell'ambito della chiesa. Una volta resosi conto che il possesso di quel materiale avrebbe potuto far scattare dei reati, aveva deciso di accantonarlo e non visionarlo. Ora, i periti dovranno stabilire se quelle immagini erano state realmente archiviate in quel periodo e che non vi siano state altre visualizzazioni. Il gip del tribunale di Benevento, Gelsomina Palmieri, dopo l'interrogatorio del sacerdote successivo all'arresto con il beneficio dei domiciliari per il sacerdote, aveva confermato il provvedimento e inviato gli atti al tribunale partenopeo, competente per questi reati. La decisione del Tribunale di Napoli ha, poi, trasformato i domiciliari in detenzione in carcere. Adesso, don Nicola de Blasio viene sostituito ad interim alla Caritas da don Sergio Rossetti, sacerdote che da oltre dieci anni opera nella struttura e, quindi, è al corrente dei vari meccanismi. Per quanto riguarda la parrocchia di San Modesto, invece, continuano ad operare tutti i laici che avevano degli incarichi. Per la celebrazione delle messe c'è l'impegno del vicario generale don Franco Iampietro e di altri sacerdoti.

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