«Irregolarità al San Filippo Neri» sono scattati due rinvii a giudizio

Conti dell'ente esaminati dalla Finanza a partire da una segnalazione nel 2016

La struttura
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di Enrico Marra
Giovedì 26 Gennaio 2023, 08:28 - Ultimo agg. 11:16
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Due rinvii a giudizio per le irregolarità presso il «San Filippo Neri». Si tratta dell'avvocato Antonio Caroscio, 79 anni, e di Gaetano Penta, 59 anni, entrambi beneventani, indagati rispettivamente come presidente del Cda (dal gennaio del 2008 al novembre del 2017, quando si dimise) e segretario contabile. Il gup Loredana Camerlengo ha fissato il processo per il 29 settembre. A entrambi è contestata l'ipotesi di reato di peculato, per vicende che vanno dal settembre del 2009 al dicembre del 2017. Secondo l'accusa, si sarebbero appropriati di 428mila euro. Per Penta l'appropriazione riguarderebbe la somma di 264mila euro. In particolare, sarebbero stati sottratti dalle casse dell'ente 163mila euro, somme riscosse a titolo di rette pagate per la scuola materna «Cifaldi» e mai confluite nel casse dell'ente. Un'ulteriore somma di 264mila euro sarebbe stata sottratta, secondo la Procura, a mezzo di prelievi in contanti da parte di Caroscio e a mezzo assegni e bonifici destinati a Penta. Tali movimentazioni di denaro venivano giustificate attraverso documenti creati a tal fine, ovvero fatture emesse per operazioni inesistenti o per transazioni per presunte retribuzioni a Penta.


Il magistrato sostiene che «vi era una contabilità carente e irregolare volta, da un lato a non consentire la ricostruzione e tracciabilità delle entrate e delle uscitee, dall'altro, artatamente costruita per giustificare uscite di denaro ovvero destinando parte delle somme per esigenze del tutto personali».

Le indagini erano state condotte dalla Finanza e iniziarono dopo la segnalazione, nel 2016, del consigliere comunale Mario Zoino, a cui si erano associati altri consiglieri. In una seduta dell'assise chiesero di conoscere la destinazione di alcuni fondi erogati all'ente morale dal Comune per il complesso San Vittorino di cui era originariamente proprietario l'istituto «San Filippo Neri».

Inoltre, Zoino sosteneva di aver richiesto, inutilmente, al presidente del «San Filippo Neri» i bilanci per verificare la destinazione del denaro ricevuto dal Comune. Erano scattate, quindi, le perquisizioni della Finanza presso l'istituto «San Filippo Neri» e presso la Regione; e venivano ascoltati i titolari delle imprese che risultavano aver in quel periodo rilasciato fatture per la ristrutturazione e manutenzione dell'ente, il tutto per verificare l'impiego delle somme frutto della vendita dell'immobile San Vittorino.

Secondo l'accusa, l'ente oggetto delle indagini aveva una qualificazione di diritto pubblico, svolgendo attività di natura pubblicistica in quanto finalizzata a soddisfare i bisogni d'interesse generale, pertanto in caso di appropriazione indebita di somme scattava appunto il reato di peculato. Le Fiamme gialle hanno individuato i conti bancari dell'ente, poi sono state analizzate le movimentazioni bancarie, con particolare attenzione al periodo in cui c'era sta la vendita del San Vittorino, giungendo alla conclusione che sul conto erano rimasti solo circa 170mila euro. Caroscio, è stato difeso dagli avvocati Antonio Leone e Camillo Cancellario, Gaetano Penta,è stato difeso da Rino Caputo. Per il «San Filippo Neri» si è costituito l'avvocato Luca Russo.
 

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