Mastella bis, partenza in salita:
al Comune non ci sono i numeri

Mastella bis, partenza in salita: al Comune non ci sono i numeri
di Gianni De Blasio
Lunedì 24 Febbraio 2020, 08:43 - Ultimo agg. 10:24
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Prime spine per il Mastella-bis. Non è stato ancora varato il nuovo governo cittadino, ma sul sindaco incombe già un primo, grosso interrogativo: chi garantirà il numero legale? Allo stato, i numeri certi riferiscono di 16 presenze, se non 15, poiché occorrerà verificare cosa farà Nanni Russo. A ogni modo, pur partendo dai 16, c'è bisogno di un'altra presenza per celebrare le sedute consiliari. Ostacolo rimosso con la garanzia fornita dai due pattisti Vincenzo Sguera e Gigi Scarinzi che hanno assicurato che loro in aula ci saranno costantemente. Con 17/18 presenze si andrebbe avanti, a patto che nessuno abbia impegni improrogabili, raffreddori o mal di pancia. Ma la situazione potrebbe cambiare ben presto, perché le elezioni regionali potrebbero avere ripercussioni sul quadro politico locale. Ecco perché: se Mastella, avendo proclamato di non poter coesistere con la Lega, dovesse stringere accordi con De Luca e proporre una sua lista a supporto del governatore uscente, la garanzia del numero legale in consiglio svanirebbe. «È evidente che, al cospetto di un sindaco che si schierasse con De Luca, il nostro impegno verrebbe meno ragiona Gigi Scarinzi -. L'assicurazione da noi fornita è legata alla permanenza di Mastella nel centrodestra, dovesse transitare con De Luca sarebbe ovvio che ad assicurarlo, semmai, fossero i consiglieri del Pd. Noi non ci saremmo, facciamo politica, non ci piacciono le manfrine, pertanto il nostro atteggiamento cambierebbe radicalmente».

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L'atteggiamento dei pattisti non è l'unico grattacapo del sindaco, impegnato in questo momento nella composizione del puzzle della Giunta. Mastella, oltre ad Anna Orlando e Luigi De Nigris, entrambi dimessisi, potrebbe ritrovarsi a doverne sostituire un terzo, in quanto Antonio Reale non accetterebbe una delega diversa dall'Urbanistica a lui affidata dopo l'estromissione di Gerardo Giorgione nell'estate 2016. O, meglio, sarebbe pure propenso a trasferirsi all'Ambiente, come propostogli, ma la sua indisponibilità è legata al fatto che risulterebbe l'unico spostamento. In caso di rimescolamento più ampio, invece, non farebbe problemi di deleghe. In alternativa, è pronto ad un definitivo passo indietro, ossia a lasciare la Giunta. Ieri sera, nella riunione di gruppo Fi alquanto agitata, è stata pure ricordata l'uscita della Orlando. Stamattina, il coordinatore Domenico Mauro e i consiglieri Nanni Russo e Lombardi ne discuteranno con il sindaco. A Capuano, invece, è stato ricordato che dal riassetto da lui proposto (le deleghe a Puzio) ha avuto origine il distacco prima dei pattisti e, poi, di qualche altro consigliere.

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Il toto-nomi ha registrato ieri un rallentamento. L'unica indiscrezione è che il sostituto di Reale venga pescato da ambienti universitari, in tal caso sarebbe il terzo su 9, ossia una Giunta che si trasformerebbe in una sorta di succursale dell'Ateneo, sperando, a beneficio della città, che non si ripeta quanto accaduto pure di recente, allorquando urbanisti di chiara fama, oltre che docenti universitari, non hanno lasciato alcuna traccia della loro esperienza di assessori, inducendo il sindaco di turno a revocarli. «Ho appreso che in consiglio comunale siedono dei succhiaruote eletti nelle liste Mastelliane. Mi piacerebbe tanto conoscere i nomi dei parassiti sicché ciascuno di noi potrebbe conseguentemente fare le opportune valutazioni». Così Vincenzo Sguera ha postato sul suo profilo.

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«Se Ricciardi crede che per accreditarsi presso il nuovissimo leghista sia conveniente criticare le istituzioni locali e i suoi rappresentanti, almeno scelga altre argomentazioni». Così Molly Chiusolo e Giovanni Quarantiello. «Ricciardi che già circa 20 anni fa era consigliere comunale, all'epoca non da leghista, non può certo propinare come modello il suo modo di intendere la politica. Non che da Salvini siano mai arrivati esempi di coerenza: candidato in alternativa ai 5 stelle, ci ha prima governato insieme per poi provare a portare improvvisamente il Paese al voto».
 

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