Minacciano i parenti di un teste,
tre donne agli arresti domiciliari

Minacciano i parenti di un teste, tre donne agli arresti domiciliari
di Enrico Marra
Domenica 14 Luglio 2019, 13:38
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Tre donne sono finite agli arresti domiciliari per aver minacciato i parenti di un teste che aveva reso delle dichiarazioni nell'ambito delle indagini sull'omicidio di Cosimo Nizza, 48 anni, ucciso a colpi di pistola nel cortile della sua abitazione, al rione Libertà, nell'aprile del 2009. Per questo omicidio lo scorso 5 marzo c'era stata una clamorosa svolta. A distanza di dieci anni era stato incriminato Nicola Fallarino, 35 anni, che era già detenuto per altri reati nel carcere di Secondigliano. Le tre donne destinatarie della misura degli arresti domiciliari sono Giuliana De Nunzio, 61 anni, Annarita Taddeo, 28 anni, e Raouda Bent Bejaoui, di 56 anni, a cui vengono contestate i reati di intralcio alla giustizia, atti persecutori (stalking) e lesioni personali aggravate. Le tre sono parenti di Fallarino. In particolare sono finite nel mirino madre, fratello e zio di D.F., il teste di 33 anni che è attualmente ai domiciliari per altri reati. Indagini e arresti sono stati eseguiti dagli agenti della Squadra Mobile diretti dal vice questore Emanuele Fattori che sono stati coordinati dal procuratore Aldo Policastro, dall'aggiunto Giovanni Conzo e dal sostituto procuratore Flavia Felaco. Le indagini non sono concluse perché si punta a verificare se ci sono collegamenti e ovviamente a individuare gli autori di un altro gravissimo episodio avvenuto qualche giorno fa: l'esplosione nella notte di tre colpi di pistola calibro 6,35 a Rione Libertà in via Cesare Battisti all'indirizzo dell'abitazione sempre dei familiari del testimone preso di mira.

 

LE INDAGINI
Secondo l'accusa le tre donne intimidivano i familiari del teste ascoltato dalla polizia per le informazioni rese sul delitto Nizza. La finalità era quella di costringerlo a ritrattare le dichiarazioni fatte alla polizia e a non confermarle poi nel corso del processo. Le minacce erano state dapprima poste in essere velatamente attraverso l'invio di messaggi WhatsApp recanti dei brani delle dichiarazioni del teste fatte alla polizia giudiziaria. Poi c'era stata un'escalation. Le vittime, infatti, sono state destinatarie di violente aggressioni sia presso il bar da loro gestito, dove erano stati rovesciati arredi nonché lanciati oggetti e suppellettili, sia nei pressi della loro abitazione. Nel corso di un altro episodio, erano intervenuti anche i capi famiglia delle indagate e un altro loro parente che, tutti insieme, avevano aggredito e minacciato sempre i familiari del testimone. Le continue minacce effettuate attraverso messaggi e aggressioni fisiche hanno cagionato alle vittime ferite e danni. Atteggiamenti che avevano ingenerato nelle vittime un perdurante e grave stato di ansia e di paura e un fondato timore per l'incolumità propria e dei loro prossimi congiunti, tanto da costringerle addirittura a cambiare le loro abitudini di vita, incidendo negativamente anche sull'espletamento della loro attività imprenditoriale. Da qui l'accusa di stalking. Le tre donne saranno ascoltate nelle prossime ore dal fip Gelsomina Palmieri che ha emesso le ordinanze presenti i loro difensori Vincenzo Sguera e Claudio Fusco.
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