Centro di prima accoglienza
a Morcone, ok del ministero

Centro di prima accoglienza a Morcone, ok del ministero
di Luella De Ciampis
Venerdì 20 Settembre 2019, 12:00
3 Minuti di Lettura
MORCONE - Confermato dal Ministero dell'Interno l'iniziale progetto di realizzazione di un centro di accoglienza per richiedenti asilo nell'ex carcere mandamentale di contrada Piana, nel comune di Morcone. A decretarlo, la comunicazione inviata dal prefetto di Benevento, Francesco Cappetta, al sindaco Luigino Ciarlo, per mezzo della quale viene autorizzato il riavvio dei lavori, attualmente sospesi. In questo quadro, qualora dovesse emergere l'esigenza di apportare varianti progettuali, l'amministrazione dovrà provvedere a sottoporle direttamente al Ministero.
 
«Nel momento in cui si riprenderanno i lavori dice il sindaco Ciarlo l'amministrazione proporrà le varianti da apportare e si adopererà per trovare la soluzione più consona a eliminare le criticità che il centro potrebbe creare. Nel corso degli incontri a Roma, abbiamo sempre rappresentato la necessità di rispettare le superfici minime a disposizione dei migranti, ai quali è destinata l'accoglienza e, su questo punto, c'è un'apertura da parte del Ministero».

In effetti, il centro di prima accoglienza era stato previsto dalla precedente amministrazione, per circa 130 immigrati, 127 per l'esattezza, mentre nel mese di luglio, il Ministero aveva avanzato la possibilità di destinare la struttura carceraria a Cpr (centro di permanenza per il rimpatrio) nel corso dell'incontro, a cui avevano partecipato, il prefetto di Benevento, il sindaco di Morcone, e due rappresentanti della Regione. Una riunione interlocutoria, nel corso della quale, in sintonia con gli organi regionali, il sindaco aveva espresso perplessità in merito alla conversione della struttura in Cpr, in quanto a suo avviso non consona a ospitare immigrati destinati al rimpatrio. «Nell'ottica della soluzione primaria - continua Ciarlo - il rispetto delle superfici minime per l'accoglienza significa mettere a disposizione di chi arriverà nel centro gli spazi necessari a una convivenza dignitosa, dimezzando il numero degli occupanti e portandolo da 130 a un massimo di 60. Questa destinazione d'uso non esclude l'idea di realizzazione del progetto di Cittadella della solidarietà, idonea a chi già viene da luoghi di sofferenza, stravolgendo le caratteristiche del bunker e ricavando spazi da destinare a forme di housing sociale, per i migranti, insieme a spazi sociali, quali laboratori culturali, artistici, musicali e sedi associative. Il sistema d'inclusione potrebbe comprendere la gestione degli spazi sociali e delle aree verdi dove realizzare aree destinate allo sport e ad attività ricreative. Per farlo è indispensabile trovare un punto d'incontro tra Ministero, Regione e Comune».

Due le prospettive offerte per la struttura di contrada Piana, quella di convertirla in centro di prima accoglienza e quella di farne un centro di permanenza per il rimpatrio, nonostante gli sforzi dell'attuale sindaco che, a ottobre 2018, aveva incontrato il prefetto per ottenerne almeno la conversione in Sprar, con lo scopo di creare condizioni di effettiva integrazione, che prevedessero l'impiego dei migranti in servizi socialmente utili e in attività adeguate alle loro conoscenze individuali. Ma resta l'inadeguatezza dell'immobile, le cui scarse finestre si affacciano tutte su una muraglia alta pressapoco otto metri. Dunque, una condizione di «disumanità» per i migranti e una difficoltà in più per una piccola comunità, in cui si sarebbero riversati non solo gli immigrati per cui esistono le condizioni di asilo ma anche tutti quelli che arrivano in Italia senza permesso. L'attenzione dei sindaci e delle istituzioni dell'Alto Tammaro è indirizzata soprattutto a scongiurare condizioni che possano creare difficoltà alle diverse comunità, concentrate in un territorio di pochi chilometri quadrati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA