Nascite anno zero, in Campania
«bonus bebè» della parrocchia

Nascite anno zero, in Campania «bonus bebè» della parrocchia
di Nico De Vincentiis
Domenica 7 Luglio 2019, 14:32
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E meno male che ci sono i centenari. Allungheranno il collo fino a quando non ripartirà il motore della vita. Questione di sopravvivenza per le aree più deboli del Sud, ma anche di statistiche perché possano divenire meno devastanti di oggi in materia di demografia.

Papa Francesco, nella sua visita a Pietrelcina, avanzò finanche la candidatura dei nonni al «Nobel» per la loro azione sociale e per la saggezza che trasmettono alle giovani generazioni. Sapeva che in alcune realtà lo spopolamento è divenuta una drammatica cifra dei tempi, segno di un abbandono non solo fisico ma anche culturale delle vocazioni territoriali. Eppure la più importante quota di speranza per uno sviluppo equilibrato dei territori dipende dalla staffetta tra le generazioni. Arrivati a un certo grado di età il testimone però resta in mano a qualcuno, la corsa non prosegue.

Castelvetere in Valfortore, 1200 abitanti. Naturalmente ce n'erano molti di più. Nell'ultimo anno il parroco della Parrocchia di «San Nicola vescovo», don Armando Valerino, ha celebrato 33 funerali e un solo battesimo. In certi paesi la statistica si fa così. Ed è sempre più impietosa considerando l'emorragia di potenziale umano che sfugge alla speranza di un futuro nella propria terra. «Ripartiamo dalla vita - dice don Armando -. Il tuo sogno, dico ai miei fedeli, vivilo qui. Credeteci, non mollate. Da parte della Chiesa c'è tanta buona volontà di immettere in circolo pratiche contro la sfiducia, di aiutare in maniera fattiva le persone a disegnarsi un obiettivo che non sia solo quello di lasciare il proprio paese».

Passiamo alla concretezza dei gesti. Quelli devozionali, che pure hanno un profondo significato, da soli non fanno crescere la comunità. Si punta, dove ci si riesce, ad andare oltre i ceri, l'incenso, le prediche consolatorie e spesso alienanti. Ecco allora il «bonus bebè parrocchiale», 500 euro ad ogni neonato. Incentivo alla vita ma anche all'insediamento convinto delle famiglie nella valle del Fortore, in quella «Mezzanotte del Mezzogiorno» che proprio i vescovi hanno segnalato come la più grande emergenza del Paese. Prima che battezzarli, i bambini bisogna farli nascere, sembra dire don Armando.

LA SVOLTA
Perché no, una «parrocchia ostetrica» per il ripopolamento dei territori desertificati. «I bambini non nascono senza famiglia - il parroco rafforza il concetto -. È per questo che la nostra parrocchia sta accantonando fondi per concedere un bonus da 500 euro anche alle giovani famiglie che scelgono di vivere a Castelvetere. Una logica premiale che si sposa con quella economia di comunione che potrà cambiare il volto anche dello sviluppo. Ma tocca a tutte le istituzioni». I rapporti con il sindaco Gianfranco Mottola sono continui, si studiano buone prassi, si tenta di introdurre sgravi e incentivi per le famiglie con figli a carico. «Ci stiamo impegnando - dice ancora il sacerdote - a reperire competenze adeguate per trovare soluzioni economiche e nuove forme di politiche attive. Tutti i lavori che si realizzano in parrocchia intanto abbiamo deciso di affidarli esclusivamente a ditte e artigiani locali. C'è tanto da fare, anche per i giovani, ma proprio da loro non sta arrivando il giusto contributo di partecipazione e di impegno, anche in settori che dovrebbero appassionarli». L'effetto-Bergoglio funziona anche nel Fortore, la missione è diretta all'uomo e alla sua dignità, guardando con attenzione a quella fetta di globale che irrompe anche negli emarginati paesi a Sud del Sud. D'altronde i vescovi il loro manifesto lo hanno scritto e lo stanno approfondendo nei dettagli. Don Valerino parla anche della necessità di una trasmissione più continua del bello che esiste. E di unità d'intenti. «I parroci del Fortore - dice - cercano di camminare insieme, e chiedono ai sindaci di fare lo stesso. Abbiamo segnalato alcune realtà emblematiche da seguire con maggiore intensità. Lo faremo insieme per un anno, poi la verifica. Serve consapevolezza però, riconoscere la realtà e non nasconderla».
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