Neonato morto a 5 mesi a Benevento:
«Colpito in testa, è stato un incidente»

Neonato morto a 5 mesi a Benevento: «Colpito in testa, è stato un incidente»
di Luella De Ciampis
Domenica 30 Gennaio 2022, 12:22 - Ultimo agg. 19:44
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Salvo improvvisi cambiamenti di programma, si dovrebbe svolgere mercoledì l'esame autoptico di G., il bambino beneventano di cinque mesi morto nel pomeriggio di venerdì nel reparto di terapia intensiva neonatale dell'ospedale pediatrico Santobono di Napoli, dove era stato trasferito d'urgenza in eliambulanza dal pronto soccorso del Rummo nella notte tra martedì 25 e mercoledì 26, in seguito al gravissimo trauma cranico riportato. All'arrivo nell'ospedale napoletano, le sue condizioni erano apparse già disperate ma i medici avevano deciso di sottoporlo a un delicato intervento chirurgico per arrestare l'emorragia. Tuttavia, dopo tre giorni di tentativi estremi per rendergli salva la vita, il sottile filo della speranza, che ha tenuto tutti con il fiato sospeso, si è spezzato inesorabilmente, lasciando senza risposta una serie di interrogativi che, forse, solo l'esame autoptico, che sarà eseguito dal medico legale Emilio D'Oro, riuscirà a sciogliere.

Intanto, dalla visita esterna compiuta sul corpicino del piccino non risultano ecchimosi, né è stata confermata la presunta frattura del femore, come trapelato nei giorni scorsi benché la notizia non trovasse riscontri da fonti investigative e sanitarie. Nella giornata di ieri, il sostituto procuratore Maria Gabriella Di Lauro, dalle 12,30 alle 17,30 ha ascoltato, come persone informate sui fatti, la mamma del piccolo, la zia e il marito di quest'ultima che condividono l'appartamento nel quartiere di Pacevecchia dove la famiglia, dopo aver vissuto al rione Libertà, si era trasferita. Il gruppo famiglia, oltre che dai tre adulti, era costituito da tre bambini: il piccolo G., la sorellina di qualche anno più grande e un cuginetto, figlio degli zii. A conferma del fatto che la posizione dei tre convocati era quella di persone informate sui fatti, all'interrogatorio, avvenuto nella sede della caserma dei carabinieri di via Meomartini, non era presente l'avvocato Antonio Leone che rappresenta la mamma, la zia, sorella della donna, e il marito. Mentre il padre del piccolo (che in questo periodo non è nelle condizioni per essere presente in casa) e la nonna sono rappresentati dall'avvocato Vincenzo Sguera. 

Cinque lunghe ore di interrogatorio, dunque, nel corso del quale la mamma di G. ha continuato a sostenere di non sapere come sia stato possibile che accadesse una disgrazia simile. Secondo la sua ricostruzione dei fatti, il piccolo sarebbe stato colpito accidentalmente con un oggetto alla testa dal cuginetto, domenica 16, giorno in cui l'avevano portato al pronto soccorso del Fatebenefratelli per accertarsi che non ci fossero state conseguenze.

Insomma un incidente che li aveva spaventati e che aveva fatto maturare la decisione di portarlo in ospedale. Avendo fatto la Tac e tutti gli accertamenti necessari per escludere una lesione di grave entità, nei giorni successivi, il bimbo era stato dimesso con una diagnosi che evidenziava un «lieve trauma cranico».

Dal momento del primo ricovero, sono trascorsi nove giorni fino alla corsa al pronto soccorso del «Rummo» con il piccolo tra le braccia, già in stato di incoscienza e con una grave emorragia cerebrale in atto, evidenziata poi dalla Tac.

I tre convocati sono stati ascoltati dagli inquirenti sia separatamente che in gruppo ma le versioni sono state sempre concordanti. Allo stato attuale, è stata confermata la condizione di persone informate sui fatti, in attesa di ulteriori elementi di valutazione che potrebbero emergere dall'esame autoptico.

Lunedì saranno inviate le notifiche a tutte le parti interessate in modo che potranno valutare se procedere alla nomina di un consulente di parte per assistere all'autopsia cui, con molta probabilità, parteciperà anche un neonatologo chiamato ad affiancare D'Oro. 

Nel frattempo, sono state acquisite tutte le cartelle cliniche, relative ai ricoveri nelle tre strutture ospedaliere per avere un quadro completo della situazione e per ricostruire l'iter sanitario in modo completo.

Bisognerà, inoltre, capire se, nel periodo intercorso tra il ricovero al «Fatebenefratelli» e quello di nove giorni dopo al Rummo, già in coma score, il bambino è stato sempre bene oppure ha presentato sintomi, sia pure impercettibili, che potessero indurre i familiari a ipotizzare che le sue condizioni di salute non fossero ottimali.

A volte, uno stato di ipersonnia, un accesso di vomito improvviso possono rappresentare un campanello di allarme da non sottovalutare anche in un bambino così piccolo. 

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