«Omicidio Matarazzo, l'auto dei killer
ferma sul luogo del delitto»

«Omicidio Matarazzo, l'auto dei killer ferma sul luogo del delitto»
di Enrico Marra
Venerdì 17 Luglio 2020, 08:49 - Ultimo agg. 21 Marzo, 12:12
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Ricostruito l'itinerario della Fiat Croma adoperata, secondo l'accusa, dai killer che il 19 luglio di due anni fa a Frasso Telesino uccisero a colpi di pistola Giuseppe Matarazzo, pastore di 45 anni. La vittima un mese prima aveva finito di scontare una condanna a 15 anni per abusi, accusa sempre respinta dal pastore, su una quindicenne che si era poi tolta la vita. La ricostruzione è stata fatta ieri nel corso dell'udienza di Corte di Assise presieduta da Fallarino a opera del maresciallo dei carabinieri Antonio Quaglia. L'interrogatorio è andato avanti per tutta l'udienza e proseguirà nella prossima già fissata per martedì, quando l'investigatore dovrà rispondere alla domande dei difensori dei due imputati accusati del delitto Giuseppe Massaro, 57 anni, di Sant'Agata de' Goti, e Generoso Nasta, 32 anni, di San Felice a Cancello, centro in provincia di Caserta. Secondo l'accusa Massaro avrebbe prestato ai due killer l'auto e la pistola, una 357 magnum, mentre Nasta avrebbe guidato l'auto.

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Quaglia ha ricostruito che le indagini dopo il delitto presero il via dalla Croma di Massaro notata in zona e dotata a bordo un apparecchiatura installata dalle assicurazioni. Attraverso il Gps è stato ricostruito l'itinerario dell'auto sia nei giorni precedenti sia la sera del delitto. In particolare la sera del 19 luglio la Croma risultava in sosta proprio nel luogo del delitto. Poi dopo l'omicidio di Matarazzo, ucciso con cinque colpi di pistola, l'auto era ripartita dalla zona seguendo un itinerario che risultava aver percorso già nei giorni precedenti. La ricostruzione basata anche sul Gps è stata fatta in aula anche con la proiezione di diapositive. Il sottufficiale ha risposto alle domande del pm Francesco Sansobrino e dei difensori di parte civile, gli avvocati Antonio Leone e Tullio Tartaglia. Martedì il maresciallo dell'Arma dovrà rispondere ai quesiti degli avvocati degli imputati, Angelo Leone e Mario Palmieri, che si avvalgono anche della consulenza di Alberto Panza e Antonio Poppa. Gli investigatori per giungere all'identificazione dei due attuali imputati avevano costruito una mappa per un raggio di cinque chilometri dalla casa della vittima per cercare di ricostruire se c'erano veicoli con Gps. Al vaglio degli inquirenti erano finite cinque auto tra cui la Croma, ma alcuni movimenti di questa auto erano apparsi subito oggetto di ulteriori verifiche. Così fu appurato che era apparsa in zona anche nei giorni precedenti. Era pertanto finito nel mirino degli inquirenti proprio Massaro sul cui conto poi venivano acquisiti altri elementi tra cui anche il deposito di una somma di denaro. Il sostituto procuratore Sansobrino, che dal primo momento ha coordinato le indagini, aveva poi fatto ricorso anche al Trojan per intercettare alcune telefonate degli indagati. Inoltre anche una donna aveva visto la sera del delitto circolare la Fiat Croma in zona.
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