Ospedale di Sant'Agata de' Goti,
la protesta torna in Comune

Ospedale di Sant'Agata de' Goti, la protesta torna in Comune
di Vincenzo De Rosa
Mercoledì 24 Aprile 2019, 11:10
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Vogliono sedersi ad un tavolo istituzionale e mettere tutti di fronte alle loro responsabilità per evitare che ancora una volta la loro protesta contro il depotenziamento del «Sant'Alfonso Maria de' Liguori» generi solo dichiarazioni alla stampa e poco più. La richiesta è una sola: guardare in faccia governatore De Luca, il prefetto di Benevento ed il ministro alla Sanità Grillo, seduti tutti assieme allo stesso tavolo. Un incontro più volte richiesto e che aveva portato i rappresentanti del comitato civico «Curiamo la vita» a dichiarare lo sciopero della fame già diverse settimane fa. Una forma di protesta estrema cessata solo quando il prefetto Francesco Antonio Cappetta aveva chiesto loro di interrompere il digiuno impegnandosi a creare le condizioni per il tavolo istituzionale.

Ma ieri mattina il comitato è ritornato ad occupare l'aula consiliare di palazzo San Francesco, il municipio di Sant'Agata. «Abbiamo per l'ennesima volta le motivazioni esposte da Mena Distasi, portavoce del comitato richiamato in Prefettura ma nessuno ha saputo darci notizia del tavolo che avevamo richiesto. Un incontro che aspettiamo da più di una settimana. Il prefetto ci aveva chiesto di sospendere lo sciopero della fame dicendoci che entro la settimana avremmo avuto la data dell'incontro, data che non è arrivata. Quello che vogliamo è poterci confrontare con il governatore De Luca, il prefetto di Benevento ed il ministro Grillo o un suo delegato, vogliamo parlare con tutte le parti in causa, senza rimpalli di responsabilità, non vogliamo nuove vie di fuga, vogliamo sapere chi farà cosa, vogliamo i fatti. Per questo abbiamo deciso di occupare nuovamente l'aula consiliare». Queste le motivazioni che hanno spinto cinque delle donne che in queste settimane avevano animato la tenda-presidio sistemata nel cortile del «Sant'Alfonso» (con Mena Di Stasi anche Margherita Rossano, Stella Truocchio, Michela Ottobre e Pina De Masi) a ritornare in quella sala già occupata lo scorso novembre. Striscioni appesi ai banchi dell'aula ed al balcone di palazzo San Francesco, catene ed un nuovo digiuno con gli altri esponenti del comitato rimasti a presidiare il sit-in di località San Pietro.

Si è concretizzato così l'ennesimo atto di protesta da parte degli attivisti impegnati per scongiurare il depotenziamento del presidio ospedaliero dopo l'annessione della struttura all'azienda ospedaliera «Rummo» di Benevento. Una vertenza che ha investito tutti i livelli istituzionali ma che ad oggi resta senza quella soluzione che in maniera definitiva sancisca il diritto ad esistere della struttura sanitaria. Protesta destinata ad andare avanti con il comitato che ha invitato tutti a ritrovarsi domani pomeriggio, alle 16, all'ingresso di palazzo San Francesco. Preoccupazione è stata espressa dal sindaco di Sant'Agata Carmine Valentino che ieri mattina al momento dell'occupazione era nel suo ufficio in municipio. «Mi preoccupa sempre più ha spiegato il primo cittadino - la condizione di crescente agitazione e la palpabile generale sfiducia nelle istituzioni. Cerco come sempre, da sindaco della città, di fare seppur in condizioni difficili la mia parte. Ci troviamo di fronte ad una protesta di persone ferme e decise ad andare fino in fondo. Ritengo che solo una risposta definitiva e chiara alle richieste avanzate possa evitare il determinarsi di situazioni più complesse e serie. Sono seriamente preoccupato». Lo stesso Valentino ha poi con una propria nota indirizzata a prefetto e governatore De Luca informato le istituzioni della nuova occupazione in corso invitando tutti a «voler fare quanto in loro potere affinché le istanze del Sant'Alfonso Maria de' Liguori, che provengono dal comitato Curiamo la vita ma anche dalle istituzioni locali e dalle comunità che queste rappresentano, possano trovare le risposte concrete attese da tempo e che potranno anche porre fine, una volta per tutte ad una protesta sempre più preoccupante».
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