Colpita da petardo, si riprende:
«Perdonare? Fu gesto assurdo»

Colpita da petardo, si riprende: «Perdonare? Fu gesto assurdo»
di Luella De Ciampis
Venerdì 18 Gennaio 2019, 09:28 - Ultimo agg. 09:44
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Antonella Tuosto ha finalmente lasciato il reparto di Terapia intensiva, ma la sorella Pamela non perdona chi ha causato tanta sofferenza. Nella tarda mattinata di ieri, la 36enne di Sant'Agata de' Goti, colpita dalle schegge di un ordigno fatto esplodere all'esterno della tensostruttura in cui il 31 gennaio stava festeggiando, con il fidanzato e gli amici, l'arrivo del nuovo anno, ha lasciato l'unità complessa di Terapia intensiva dell'ospedale «Rummo», in cui è stata ricoverata per 16 giorni, ed è stata trasferita in quella di Chirurgia generale, al primo piano del padiglione San Pio. Intanto, Angelo Iannotta, l'appuntato dei carabinieri indiziato di aver piazzato l'ordigno in piazza Trieste e Trento, da mercoledì agli arresti domiciliari, oggi comparirà (a difenderlo è il legale Antonio Mirra) davanti al gip Loredana Camerlengo.

«Ringraziamo gli inquirenti dice Pamela Tuosto - per la rapidità e il rigore con cui sono state svolte le indagini e ringraziamo i medici e gli infermieri del Rummo che, con professionalità e umanità, si sono presi cura di mia sorella, restituendola alla vita. Tuttavia, non sono disposta a perdonare chi ha compiuto questo gesto, perché penso che ognuno debba assumersi la responsabilità degli atti che compie. Forse lei, che è sicuramente migliore di me, riuscirà a farlo. Certo, non credo che chi ha compiuto questo atto si aspettasse che dall'ordigno, peraltro illegale e rudimentale, uscissero coriandoli e stelle filanti, cosa che non mi aspetterei neanche io che, per lavoro, ho dimestichezza con le armi. Inoltre, nessuno dei familiari della persona indagata si è preoccupato di informarsi delle condizioni di Antonella. Adesso speriamo che si vada a giudizio, anche nell'interesse dell'indagato, che, nella fase processuale avrà modo di difendersi e di raccontare la sua verità».
 
Una posizione, quella di Pamela Tuosto, pienamente condivisa da Franco Meccariello, compagno di Antonella, che vuole che sia fatta giustizia. «Antonella ha finalmente lasciato il reparto di Terapia intensiva dice Meccariello ed è stata trasferita in Chirurgia generale, dove dovrà rimanere per qualche tempo. Ha cominciato ad alimentarsi da sola, ma non è del tutto autonoma perché non riesce ancora a camminare. Il percorso da compiere è molto lungo, ma lo affronteremo insieme, con coraggio. Vogliamo giustizia perché non credo sia plausibile che un momento di gioia e di divertimento si possa trasformare bruscamente in una tragedia così inaspettata e devastante, di cui la mia fidanzata porterà i segni per tutta la vita sia sotto il profilo psicologico sia fisico in quanto, la lesione al polmone non le consentirà di recuperare la normalità respiratoria in senso assoluto».

Dunque, c'è ancora tanta strada da fare prima che la 36enne riesca a conquistare la piena autonomia. Ad attenderla, quando sarà dimessa, ci sarà ancora un lungo percorso di recupero, che non sarà in discesa sebbene i progressi compiuti siano comunque notevoli, se si pensa che l'equipe medica, sia all'indomani dell'intervento che nei giorni immediatamente successivi, non aveva alimentato le illusioni dei familiari sulle condizioni della donna. «È un provvedimento giusto e significativo conclude Carlo Fucci, legale della famiglia quello degli arresti domiciliari, che la dice lunga su quanto è in possesso del pubblico ministero. Intanto, riteniamo che gli inquirenti abbiano svolto un lavoro egregio in tempi estremamente brevi consapevoli dell'evidenza che, la Procura, per proporre gli arresti domiciliari abbia ragioni decisamente valide. Tuttavia, finora, il destinatario dell'ordinanza restrittiva rimane solo un indagato, a carico del quale ci sono indizi probatori. Bisognerà attendere la fase successiva delle indagini che ritengo siano già a un punto decisamente avanzato».
 
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