Pochi e disoccupati: così
Benevento perde i suoi giovani

Pochi e disoccupati: così Benevento perde i suoi giovani
di Domenico Zampelli
Martedì 11 Febbraio 2020, 08:53
3 Minuti di Lettura
Calcio e lavoro, come cambiano le classifiche per Benevento. Prima nel campionato di serie B, ultima nei dati sull'occupazione giovanile, certificati da uno studio del «Sole 24 Ore». Da queste parti va male. Tanto male. Non solo con la percentuale dei residenti al di sotto dei 35 anni, che tocca appena il 20%, ma anche soprattutto con la quota di questi giovani che lavora: meno di uno su tre. Precisamente il 31% per la fascia 25-34 anni. Il peggiore incrocio di dati in Italia. Perché altrove ci sono più opportunità ed anche perché i giovani, visto che non c'è lavoro, riempiono la valigia e si trasferiscono. Anche nelle altre province campane la percentuale di giovani residenti oscilla intorno al 20%, ma cambia decisamente il numero degli occupati in questa fascia: 38% a Napoli, 41% a Caserta, 45% a Salerno, ben 51% ad Avellino. In Irpinia, quindi, i giovani al lavoro sono quasi il doppio di Benevento. Il dato sannita viene triplicato a Vicenza, dove 83 giovani su 100 hanno un lavoro, e lo stesso accade a Como, Lecco, Belluno, Milano. E quella di Benevento si conferma ancor di più area di crisi occupazionale se si allarga l'analisi alle altre province confinanti. A Foggia gli occupati nella fascia 25-34 anni raggiungono il 43%, a Campobasso salgono fino al 48%. Una solenne bocciatura per chi da queste parti non ha saputo creare occasioni di lavoro, o lo ha fatto molto meno che in altri contesti territoriali.

LEGGI ANCHE Napoli, disoccupati in protesta contro De Luca: «Tornatene a Salerno»

L'ANALISI
Ma cerchiamo di capire cosa può avere determinato una tale performance negativa, e soprattutto cosa potrebbe invertire la rotta. «Paghiamo anni di disinteresse verso il nostro territorio commenta il segretario provinciale della Cgil, Luciano Valle sia da parte degli imprenditori che dei politici regionali, con l'attenzione concentrata quasi totalmente sul rilancio delle zone costiere a scapito di quelle interne. Misure come il reddito di cittadinanza non hanno, peraltro, minimamente inciso, rischiando anzi di trasformarsi da un contrasto alla povertà a un sussidio che ha distolto dalla ricerca di un lavoro. Il resto lo ha fatto lo spopolamento, un dato sul quale stiamo riflettendo con una serie di incontri proprio in questi giorni. Il rilancio a questo punto conclude Valle passa per gli investimenti pubblici, sulle grandi opere, sulle infrastrutture, sulla messa in sicurezza degli edifici, momenti generativi di lavoro e occupazione in settori a forte crisi, come quello dell'edilizia». Una crisi, quella dell'edilizia e più in generale del mondo dell'artigianato, su cui si sofferma il presidente della Camera di Commercio, Antonio Campese. «Ci sono settori che soffrono in modo particolare, allontanando i giovani che vorrebbero affrontare la sfida dell'imprenditorialità. L'ente camerale è da sempre impegnata nella migliore formazione, per immettere sul mercato giovani preparati e qualificati, ma se poi il lavoro da queste parti non c'è bisogna guardare altrove. Vi sono comunque delle precondizioni che bisogna sapere creare, e penso alle infrastrutture e più in generale ai collegamenti. Un fattore fondamentale nella scelta imprenditoriale di creare unità produttive nel nostro territorio, sviluppando così occupazione».

E se volessimo dare concretezza e respiro alle note di speranza? Bisogna puntare sull'eccellenza, il primo motore capace di dare ossigeno al mondo del lavoro. Filippo Liverini, vicepresidente regionale di Confindustria e portavoce del Comitato scientifico Industria Felix, indica la strada: «Ieri a Bologna abbiamo premiato le realtà imprenditoriali di Emilia Romagna, Marche e Umbria che si caratterizzano per l'inventiva, lo zelo e la determinazione degli imprenditori. Il 6 marzo toccherà alla Campania, dove saranno premiate le aziende dei nostri territori». Parte da qui la rincorsa alle zone alte della classifica, quelle che assicurano, se non la promozione diretta, almeno i play off dell'economia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA