Il Comune torna a dare la caccia ai veleni nella falda di Pezzapiana. Si avvicina la partenza della seconda fase del Piano di caratterizzazione dell'area a ridosso della stazione centrale per circoscrivere con maggiore puntualità l'origine della contaminazione da tetracloroetilene, perdurante negli anni ma episodicamente riverberatasi anche sulla potabilità delle acque messe in rete. La decisione è scaturita dal vertice convocato ieri a Palazzo Mosti dal sindaco Clemente Mastella con assessori, dirigenti, Gesesa e Artea.
Oltre al completamento del Piano è in agenda la realizzazione di un impianto di filtrazione delle acque a carboni attivi capace di abbattere notevolmente la concentrazione degli inquinanti. Azioni comprese in una recente delibera della giunta regionale che ha finanziato gli interventi insieme alla costruzione di una nuova adduttrice che collegherà la città al campo pozzi di Solopaca. «Sono stati posti in essere - ha fatto sapere Palazzo Mosti - tutti gli atti per la prosecuzione del piano di caratterizzazione grazie all'incremento delle risorse finanziarie dalla Regione. Al fine di accelerare l'effettuazione, gli uffici hanno provveduto a una variazione di bilancio per anticipare le somme».
A margine dell'incontro, Mastella ha aggiunto: «Non c'è stata alcuna inerzia da parte del Comune ma la necessità di risolvere problematiche di natura tecnica e finanziaria sorte in conseguenza di rilievi postumi dell'Arpac. Non appena avuto notizia del finanziamento regionale sono stati adottati gli atti di nostra competenza per far partire celermente le operazioni. Si stima che per l'esecuzione di questa seconda fase occorreranno tra i 3 e i 4 mesi». Bisognerà adesso incrociare le dita sperando che non intervengano nuovi clamorosi picchi come quello verificatosi tra il 15 e il 17 novembre. Un evento per certi versi ancora misterioso dal momento che la relazione conclusiva dell'Arpac, pubblicata ieri dal Mattino, attesta valori di tetracloroetilene notevolmente discordanti nei prelievi eseguiti da Asl e Arpac nella giornata del 17 novembre culminata con la ordinanza sindacale di divieto d'uso idropotabile.
«Emergono incongruenze anche negli stessi dati in possesso di Arpac e Asl - fa notare il Comune - Il 17 novembre, secondo i dati Arpac/Asl alla bocca di pozzo ovvero prima dell'immissione dell'acqua in rete e prima del trattamento di clorazione, si sono registrati valori di tetracloroetilene pari a 62,2 microgrammi per litro. Al punto di prelievo post-clorazione, e sempre prima dell'immissione dell'acqua in rete, il valore registrato era di 47,5 nel campionamento effettuato da Arpac mentre nel campionamento effettuato dall'Asl il valore era di 250 milligrammi. Viceversa, le risultanze dei campioni prelevati presso i fontanini di piazza Basile e viale San Lorenzo erano rispettivamente di 1,3 e 1,1 microgrammi. Valori che quindi attestavano la piena potabilità dell'acqua. Di qui la scelta da parte del Comune di affidare l'interpretazione dei dati all'Unisannio al fine di dirimere definitivamente la questione e acclarare la costante potabilità dell'acqua. Potabilità che in ogni caso è confermata dall'Arpac nella relazione inviata alle autorità competenti e al Comune, laddove si legge che i risultati analitici hanno evidenziato in tutti i campioni esaminati un valore di tetracloroetilene conforme al valore limite».
L'ente locale pertanto ribadisce: «L'analisi dei dati forniti da Arpac/Asl e da Gesesa conferma che l'acqua proveniente dai pozzi di Pezzapiana è sempre stata potabile e abbondantemente al di sotto dei limiti stabiliti. Un dato che si evince in particolare dalla serie storica dei prelievi effettuati presso le fontane pubbliche, ovvero nella rete di distribuzione, che sono sempre stati prossimi a 1 microgrammo per litro».
Ribadita la potabilità dell'acqua erogata in città, resta il nodo della vicinanza dei pozzi alla stazione centrale, come sottolineato dall'Arpac. Sul punto Mastella commenta: «Acclarato che la potabilità è stata sempre assicurata e che negli anni c'è stato un unico precedente all'episodio di novembre, ritengo che la chiusura dei pozzi sia allo stato immotivata. Qualora dovessero verificarsi superamenti dei valori limite per la potabilità, assumerò i provvedimenti del caso a tutela della cittadinanza. Ma senza superamenti non chiuderò i pozzi di Pezzapiana che, voglio ricordarlo a chi sembra non comprenderlo, rappresentano a oggi una risorsa indispensabile e strategica anche nell'ottica di possibili contrazioni delle forniture dal Biferno».
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