Appalti truccati a Benevento
l'inchiesta rischia di allargarsi

Appalti truccati a Benevento l'inchiesta rischia di allargarsi
Venerdì 26 Novembre 2021, 09:51 - Ultimo agg. 11:48
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Il prefetto Carlo Torlontano ha sospeso il presidente della Provincia e sindaco di Santa Croce del Sannio Antonio Di Maria e il sindaco di Buonalbergo Michelantonio Panarese, da mercoledì agli arresti domiciliari per la vicenda degli appalti irregolari affidati dalla Provincia. Una decisione rapida che ha anticipato le eventuali dimissioni da parte dei due indagati. Al momento le loro funziono sono svolte dai rispettivi vice.

Intanto, i carabinieri stano esaminando il contenuto di documenti repertati nel corso di perquisizioni presso le abitazioni e gli uffici degli indagati nel corso del blitz di mercoledì mattina. Non si tratta di materiale informatico, ma di documenti cartacei. Potrebbero quindi esservi degli ulteriori sviluppi anche perché «vi sono soggetti non ancora compiutamente identificati». Del resto il procuratore Aldo Policastro in conferenza stampa aveva sottolineato che «con questa ordinanza abbiamo fotografato l'attuale situazione, ma si può ipotizzare che possano scaturire ulteriori elementi».

Questi ulteriori elementi difficilmente potranno scaturire dagli interrogatori, fissati per questa mattina, degli otto finiti agli arresti domiciliari per le irregolarità negli appalti.

Infatti l'imponenza dell'ordinanza, oltre 500 pagine che ha portato il Gip Loredana Camerlengo ad adottare i provvedimenti (ventuno indagati, di cui otto agli arresti domiciliari e dieci destinatari della misura interdittiva che prevede il divieto alla contrattazione con la pubblica amministrazione per la durata di dodici mesi, potrebbe spingere gli indagati ad avvalersi della facoltà di non rispondere. Ma qualcuno potrà fare qualche dichiarazione spontanea. Questa mattina pertanto saranno interrogati al Palazzo di Giustizia il presidente della Provincia, Antonio Di Maria, 50 anni, Michelantonio Panarese, 53 anni, Angelo Carmine Giordano, 61 anni, Mario Del Mese, 43 anni, Giuseppe Della Pietra, 62 anni, Nicola Laudato, 51 anni, Raffaele Pezzella, 56 anni, Antonello Scocca, 57 anni. Presenti i loro difensori Antonio Leone, Angelo Leone, Vincenzo Regardi, Fausto Parente, Massimo Di Tocco, Camillo Cancellario, Cecchino Cacciatore, Giovani Esposito e Nando Letizia. Martedì saranno ascoltati i dieci destinatari delle misure interdittive: Pietro Antonio Barone, 57 anni, Carlo Camilleri, 72 anni, Nicola Camilleri, 39 anni, Gaetano Ciccarelli, 64 anni, Franco Coluccio, 72 anni, Antonio Fiengo, 44 anni, Antonino Iannotti, 40 anni, Sabino Petrella, 55 anni, Gianvincenzo Petriella, 48 anni, e Antonio Sateriale, 51 anni. È chiaro che i difensori dei 18 indagati presenteranno subito dopo gli interrogatori il ricorso al Tribunale del Riesame di Napoli.

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La complessità e l'imponenza delle indagine viene testimoniata anche dai tempi in cui si è sviluppata. Tra l'altro, in questo procedimento i carabinieri hanno inviato alla Procura e quindi al vaglio del sostituto procuratore Francesco Sansobrino, quattro informative: la prima nel giugno del 2020 e l'ultima nel dicembre dello stesso anno. Poi gli atti sono passati al vaglio del Gip nel febbraio del 2021. Inoltre il ricorso al captatore informatico, più noto con il nome di trojan, nel telefono di uno degli indagati, Nicola Laudato, è stato motivato dal pm Sansobrino, che ha affrontato la sua utilizzazione anche sul piano normativo. Infatti, è già accaduto che vi siano state valutazioni diverse sul ricorso a questa apparecchiatura. Un elemento che sarà anche questa volta oggetto di confronto tra accusa e difesa, con particolare riguardo ai tempi di utilizzazione, tenuto conto che su questa normativa si son succedute varie modifiche legislative. Un punto chiave, dunque, anche perché le intercettazioni ottenute con queste apparecchiature appaiono rilevanti, tenuto conto che l'accusa ha ritenuto che Laudato fosse legato strettamente a Panarese e che conduceva le contrattazioni con le ditte interessate agli appalti e il risultato è stato positivo per gli inquirenti. Il Gip Loredana Camerlengo, che oggi interrogherà gli indagati, ha concluso la motivazione dell'ordinanza invocando contro questi fenomeni corruttivi nuove regole. «Nonostante l'inasprimento delle sanzioni previste dal legislatore per le ipotesi di reato che riguardano i pubblici ufficiali e per i soggetti coinvolti nelle illegalità - scrive - occorre fare ancora molto per instillare nei consociati il rigore ed il rispetto delle regole».
 

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