Ragazzo con la Tbc in ospedale:
«Nessun contagio, niente panico»

Ragazzo con la Tbc in ospedale: «Nessun contagio, niente panico»
di Luella De Ciampis
Venerdì 22 Marzo 2019, 11:52
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È attualmente ricoverato nel reparto di Malattie infettive dell'ospedale «Rummo», il ragazzo minorenne, affetto da tubercolosi, ospite, con altri 13 connazionali, dello Sprar di Colle Sannita. Sarà una degenza destinata a durare qualche mese, come quelle che hanno interessato altri pazienti in precedenza. La conferma arriva dal dipartimento di Prevenzione dell'Asl che ha eseguito i test di Mantoux o della tubercolina, peraltro risultati negativi, su tutti gli ospiti del centro di accoglienza, oltre che sugli alunni e sugli insegnanti della scuola per migranti, allestita presso la biblioteca comunale. «Le azioni di profilassi previste in questi casi chiariscono dal dipartimento di Prevenzione dell'Asl sono state messe in atto all'indomani della segnalazione del caso di tubercolosi, nonostante l'azienda sanitaria non abbia il controllo sanitario degli Sprar, che non dipendono dall'ufficio del Governo di Benevento, ma direttamente dal Ministero dell'Interno. Tuttavia, la tubercolosi è endemica in Italia e il rischio di contrarla non riguarda solo i migranti, ma anche i nostri conterranei». E infatti, secondo i dati riportati dall'Eced (centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), l'Italia è tra i paesi a più bassa incidenza di tubercolosi, con 20 casi per 100.000 abitanti; 4.032 casi censiti nel 2016, 8215 in meno rispetto ai 12.247 del 1955, malgrado l'altissima incidenza dei flussi immigratori degli ultimi anni. Basti pensare che, fino alla fine degli anni 60, gli alunni delle scuole primarie annualmente erano sottoposti a esami radiografici presso i centri pubblici dei comuni di residenza, per escludere la presenza di macchie sospette ai polmoni.

 

«Non c'è motivo di allarmarsi dichiara Giorgio Nista, sindaco di Colle Sannita e psichiatra presso l'azienda ospedaliera perché la tubercolosi è una malattia ubiquitaria, di cui è responsabile un batterio che si trova dappertutto e con il quale tutti entriamo in contatto più spesso di quanto si possa pensare. Le cause che probabilmente hanno scatenato la patologia nel ragazzo, sono da ricercare nelle pessime condizioni igieniche, alimentari e di stress, peraltro pregresse, e quindi relative al contesto in cui ha vissuto prima di arrivare in Italia. È già stato eseguito il test di Mantoux su tutti gli ospiti dello Sprar e sulle insegnanti dei corsi frequentati dal ragazzo. Corsi che credo siano assimilabili alle scuole medie, e che generalmente si svolgono nei locali delle scuole pubbliche. Quest'anno, poiché la scuola media è in fase di rifacimento, abbiamo dato la possibilità al dirigente che gestisce i corsi, di usufruire della biblioteca pubblica. Voglio fare i migliori auguri al ragazzo, che tornerà presto in seno alla nostra comunità».

I tempi di degenza del giovanissimo immigrato non saranno proprio brevissimi, in quanto è destinato a rimanere in ospedale per qualche mese, e comunque fino a quando la malattia non sarà in totale remissione. I farmaci utilizzati, sono gli antibiotici, spesso usati in combinazione tra loro, sia per la terapia d'attacco, che per quella di mantenimento, che può protrarsi addirittura per un intero biennio. Per evitare che si instauri una resistenza ai farmaci antitubercolari, l'Organizzazione mondiale della Sanità e le associazioni scientifiche hanno studiato una strategia denominata Dot (terapia osservata direttamente), che consente al medico di assicurarsi personalmente che il paziente assuma la sua dose di farmaci quotidianamente, contraendo notevolmente i tempi del trattamento terapeutico e riducendolo a soli sei mesi.
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