Recovery plan, l'appello dei vescovi:
«Non trascurare le aree interne»

Recovery plan, l'appello dei vescovi: «Non trascurare le aree interne»
Martedì 31 Agosto 2021, 14:29 - Ultimo agg. 17:56
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Alle istituzioni nazionali, regionali e locali, alla vigilia dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, chiediamo di disegnare un nuovo modello di sviluppo, equo e condiviso, in cui le aree interne possono diventare concretamente «il polmone del Paese», offrendo risorse e disponibilità a costruire intorno alle loro potenzialità di carattere naturale, paesaggistico, storico, religioso e culturale una vera prospettiva di riscatto». Lo affermano i vescovi delle aree interne riuniti ieri e oggi a Benevento per iniziativa dell'arcivescovo Felice Accrocca, per il riscatto dei loro territori dal progressivo spopolamento e marginalizzazione.

«Auspichiamo - proseguono nel comunicato finale - che le risorse finanziarie contribuiscano alla realizzazione di opere fondamentali, facendo in modo che partano dalle zone più remote e raggiungano il centro; che la diligenza dei fondi europei in arrivo non venga assaltata scompostamente, ma possa arrivare a destinazione con una distribuzione equa e trasparente; che la cultura delle competenze prevalga sulla prassi del ricatto elettorale e del clientelismo; che la tutela dell'ambiente, spesso lasciato a se stesso nelle aree meno antropizzate, contribuisca a ridurre i rischi di calamità naturali e a produrre uno sviluppo sostenibile».

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«Come pastori delle diocesi in cui ricadono alcune aree più marginalizzate del Paese, che appartengono a dieci regioni, abbiamo ascoltato la sofferenza e le attese del nostro popolo dovuta al progressivo spopolamento di molti centri e all'assenza dei servizi fondamentali», fanno sapere i vescovi riuniti a Benevento.

«In uno stile sinodale abbiamo condiviso il senso di frustrazione delle nostre popolazioni e l'abbandono da parte delle istituzioni.

I problemi maggiormente evidenziati sono diritti progressivamente negati, quali la salute, l'istruzione, il lavoro, la viabilità, l'ambiente salubre, le interconnessioni - osservano -. Le comunità cristiane, spesso unico presidio e riferimento dei territori marginalizzati, sentono l'urgenza di contribuire al riscatto umano e sociale delle popolazioni di queste aree».

Oltre che alle istituzioni, i presuli hanno rivolto il loro messaggio anche alle loro comunità. «A voi fratelli e sorelle, che abitate nelle aree interne - dichiarano nel comunicato finale -, manifestiamo tutta la nostra prossimità, l'incoraggiamento a rendervi protagonisti di una nuova stagione di sviluppo, che non può realizzarsi senza un impegno comune. Vi invitiamo a fare rete, uscendo dalla logica dei campanili, vivendo la fraternità e la solidarietà». «Alle nostre Chiese locali aggiungono - chiediamo di vivere il prossimo cammino sinodale come una opportunità preziosa per ascoltare i nostri fratelli afflitti da storiche e incalzanti difficoltà, avviando così processi che portino a una pastorale specifica con uno sguardo attento alle realtà rurali». «In questo recuperato slancio missionario - concludono i vescovi - ci impegniamo a costruire un volto di Chiesa battesimale, partecipativa, coinvolgente e coraggiosa, in cui il contributo dei laici, e delle donne in particolare, venga adeguatamente valorizzato; costruire ponti con le istituzioni nazionali e periferiche; collaborare con gli attori istituzionali nella Sperimentazione nazionale delle aree interne (Snai) e nella applicazione delle Zone economiche speciali; adottare soluzioni pastorali capaci di formare le coscienze a vivere questo tempo di semina nella prospettiva di una solidarietà circolare; questo è particolarmente vero per la drammatica pandemia in atto».

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