Rimborsi spesa per le scorte:
«Condannate quei sei poliziotti»

Rimborsi spesa per le scorte: «Condannate quei sei poliziotti»
Sabato 2 Giugno 2018, 09:49 - Ultimo agg. 10:52
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Sono state chieste dal pubblico ministero sei condanne per agenti della polizia di stato, preposti al servizio scorte di esponenti politici e accusati di truffa e falso. Il pubblico ministero Giulia Zerella ha chiesto un anno e sei mesi per Maurizio Aloia, un anno per Alessandro Melisi e otto mesi per Salvatore Ingaldi, Angelo Gatta, Toni Intorcia e Nino Bruno Votta. Un settimo imputato, un albergatore romano anch'esso coinvolto nell'indagine, è deceduto; pertanto la sua posizione è stata archiviata.
 
Secondo l'accusa gli agenti dichiaravano falsamente di aver prenotato e pranzato presso una struttura alberghiera della capitale, nell'esercizio delle proprie funzioni di tutela di esponenti politici, registrando così spese in realtà mai sostenute e inducendo in errore il Ministero dell'Interno che riconosceva agli agenti i rimborsi di ogni singola missione. Tra l'altro gli imputati, secondo l'accusa, inducevano in errore i pubblici funzionari addetti al calcolo delle retribuzioni, facendo sì che questi emettessero degli atti pubblici falsi.

Le indagini erano scattate perché chi era preposto alla contabilità notava una differenza tra le note spese presentate da alcuni addetti rispetto a quelle di altri. Scattavano gli accertamenti e si verificava, anche attraverso i telepass gli orari in cui gli agenti con l'auto di scorta facevano ritorno in città. Nel corso delle indagini veniva anche coinvolto l'albergatore che rilasciava queste fatture non veritiere. Le indagini che risalgono al 2011 era state coordinate dall'allora procuratore Giuseppe Maddalena e dal sostituto procuratore Giovanni Tartaglia Polcini. Erano scattate per tre indagati, per una settimana, anche gli obblighi di dimora poi revocati. Ieri hanno parlato in difesa degli imputati gli avvocati Antonio ed Angelo Leone che hanno chiesto l'assoluzione per i loro assistiti. Il 17 ottobre dopo le ultime arringhe degli avvocati, Vincenzo Regardi e Camillo Cancellario ci sarà la sentenza.
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