Rummo, il dossier-choc sui padiglioni incompiuti

Le ristrutturazioni rimaste sulla carta, 8 milioni spesi senza risultati

Rummo, il dossier-choc sui padiglioni incompiuti
di Luella De Ciampis
Lunedì 13 Marzo 2023, 08:57 - Ultimo agg. 09:02
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Una lunga sequela di incompiute, tra fondi ballerini e ritardi roboanti. In seguito alla lettera del sindaco Clemente Mastella alla Regione, scritta per conoscere i motivi che, nel mese di febbraio, avevano determinato la paralisi dell'Emodinamica del Rummo a causa della rottura del vecchio angiografo in dotazione al reparto di Cardiologia, l'Azienda ospedaliera San Pio ha inviato una relazione dettagliata a Palazzo Santa Lucia su quanto accaduto negli ultimi 22 anni.

Al di là della tardiva sostituzione dell'angiografo che, al compimento dei 20 anni di età, giusto qualche anno prima di ottenere i requisiti necessari per diventare "macchinario d'epoca", si è fermato definitivamente, dal dossier emerge una vicenda assai più ingarbugliata, che riguarda i lavori di ampliamento funzionale e di ristrutturazione dei padiglioni "Moscati" e "Padre Pio", finanziati dalla Regione nel 2000, per una somma, all'epoca in lire equivalente ad oltre 16,5 milioni di euro. I fondi provenivano da un programma pluriennale di "interventi in materia di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico" per l'importo complessivo di 30mila miliardi di lire, inserito, nel celebre articolo 20 della legge di bilancio del 1988, da Ciriaco De Mita e Carlo Donat-Cattin, al tempo Presidente del Consiglio e Ministro della Sanità.

Nel 2004, per quanto si evince dalla documentazione, fu approvato il progetto definitivo dei lavori che, nel 2007, furono assegnati all'Ati costituita dalle ditte Dondi di Rovigo e Cosap di Giugliano per un importo netto dei lavori di 7,5 milioni di euro, poi aggiornato nel 2014 a poco meno di 11 milioni di euro, anno in cui la ditta Dondi decise di recedere dal contratto, tanto che i lavori rimasero affidati alla Cosap.

Nel corso degli anni, fino a novembre del 2018, sono stati presentati diciassette stati di avanzamento dei lavori per un totale di 8 milioni di euro. Ma, in seguito a «gravi inosservanze» e «violazioni dei principi di correttezza e buona fede nell'esecuzione del contratto» da parte della ditta appaltatrice, accertate da una commissione tecnico-giuridica, nel 2020 l'Ospedale deliberò la risoluzione del contratto. In questa fase subentrò l'autorità giudiziaria perché la direzione strategica del Rummo, avendo constatato l'irreperibilità della ditta che avrebbe dovuto effettuare i lavori, aveva richiesto una Ctu (consulenza tecnica d'ufficio) che aveva evidenziato una serie di gravi inadempienze, causa di un danno incalcolabile per la struttura.

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Si era quindi cercato di far riprendere i lavori ma non era stato possibile affidarli ad altre ditte che avevano partecipato al bando del 2007, così si è arrivati a novembre del 2022 per trovare la ditta disposta a concludere i lavori, immediatamente prima però che l'ufficio tecnico del Rummo evidenziasse rilevanti criticità che impediscono la ripresa dei lavori. Circostanza, questa, che, nel mese di gennaio, ha spinto l'attuale manager Maria Morgante ad affidare l'incarico di supporto giuridico a uno studio legale di diritto amministrativo per risolvere il caso nel più breve tempo possibile.

Per il momento, rimane l'amara considerazione che, per motivi indipendenti dalla volontà dell'attuale direzione strategica e delle due precedenti, il progetto di ristrutturazione dei padiglioni Moscati e Padre Pio è ancora ai nastri di partenza. Nello specifico, con in fondi dell'articolo 20 erano state finanziate, ma mai realizzate, 6 sale operatorie di cui 4 nel padiglione "Moscati" (ci sono ancora quelle vecchie fuori norma) e 2 nel "Padre Pio". Non solo, si prevedeva di ristrutturare 4 piani con 80 posti letto nel "Moscati" e un'ala di 6 piani nel "padre Pio", ad oggi coperti da un lungo telo bianco. Il tutto dopo che l'azienda negli anni scorsi ha riconosciuto alla ditta ben 8 milioni di euro.
A parte lo spreco di denaro pubblico, l'impossibilità di usufruire delle aree in permanente ristrutturazione dei due padiglioni ha impedito di creare le condizioni per potenziare i servizi. È emblematica la vicenda del nuovo reparto di Cardiologia che, pur essendo pronto all'uso e provvisto di tutti gli arredi necessari, non può essere usato. Intatti, non è stato possibile installare i due angiografi di ultima generazione, acquistati nel 2021 perché bisognava spostare l'Utic nei locali nuovi e adeguarla per poterli impiantare.
 

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