Il Pronto soccorso dell'ospedale «Rummo» non è esente dalle criticità che stanno emergendo nei reparti dell'emergenzaurgenza di tutte le Aziende ospedaliere del territorio nazionale perché le difficoltà registrate hanno un denominatore comune, analizzato da Guido Quici, presidente nazionale Cimo-Fesmed che accende i riflettori sulla vicenda.
«La fine della legislatura si avvicina dice - e con essa la fine dell'iter delle proposte di legge che non arriveranno al voto in Parlamento.
L'unità di Pronto soccorso dell'ospedale cittadino, che ogni giorno accoglie in media 100 pazienti, non è certo esente dalle criticità, soprattutto perché è sotto organico, ormai da molti anni e nel tempo le risorse umane si sono assottigliate sempre di più. Attualmente, a gestire il reparto delle emergenze e l'unità di Pronto soccorso, ci sono 16 dirigenti medici e una specializzanda contro i 20 professionisti in servizio fino a qualche anno fa, a conferma del fatto che i medici entrati in quiescenza nel corso degli anni non sono stati più sostituiti. Una carenza che crea difficoltà per l'organizzazione dei turni di lavoro e anche per il piano ferie, di estrema attualità in quanto sarà necessario garantire il funzionamento del Pronto soccorso nel periodo estivo tenendo conto delle esigenze di ferie del personale medico. Gli accessi per il Covid sono ormai quasi pari a zero ma, dopo l'emergenza legata alla pandemia, è ripresa a pieno ritmo l'attività ordinaria che non lascia respiro ai sanitari e che costringe i pazienti a tempi di attesa abbastanza lunghi. Inoltre, alcuni pazienti hanno raccontato di essere rimasti per due o tre giorni in Pronto soccorso prima di essere trasferiti in reparto per mancanza di posti letto. Con molta probabilità, la conversione di intere unità operative in reparti Covid ha determinato una contrazione dei posti letto di cui si continuano a subire le conseguenze. Se si tiene conto del fatto che il reparto di Medicina interna, che consta di 40 posti letto, è stato interamente sacrificato all'emergenza Covid, ci si rende conto di quanto la pandemia abbia influito in modo negativo sul normale funzionamento dell'intera struttura. La stessa sorte hanno subito il reparto di Pneumologia subintensiva e quello di Malattie infettive, ancora occupati dai pazienti Covid. È chiaro che serve un piano condiviso, mirato a risolvere le criticità in ambito sanitario che la pandemia ha esacerbato ed evidenziato, senza dimenticare che non è possibile prevedere la possibile evoluzione del virus con l'arrivo della stagione invernale.