San Pio, al pronto soccorso
è allarme organico e posti letto

San Pio, al pronto soccorso è allarme organico e posti letto
di Luella De Ciampis
Mercoledì 18 Maggio 2022, 10:00 - Ultimo agg. 18:18
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Il Pronto soccorso dell'ospedale «Rummo» non è esente dalle criticità che stanno emergendo nei reparti dell'emergenzaurgenza di tutte le Aziende ospedaliere del territorio nazionale perché le difficoltà registrate hanno un denominatore comune, analizzato da Guido Quici, presidente nazionale Cimo-Fesmed che accende i riflettori sulla vicenda.

«La fine della legislatura si avvicina dice - e con essa la fine dell'iter delle proposte di legge che non arriveranno al voto in Parlamento.

Tra queste, figura la riforma del settore dell'emergenza-urgenza, in questi giorni al centro delle cronache per le drammatiche condizioni in cui versano i pazienti e in cui lavorano medici e professionisti sanitari. Occorre dunque accelerare l'iter per evitare che la prossima legislatura sia costretta ad affrontare un tema così delicato partendo da zero». Quici sottolinea che un quarto Lea dedicato all'emergenza-urgenza, la rete unica e il ruolo unico dei medici dell'area sono obiettivi che non possono più essere rinviati «ma oltre alla riforma strutturale e organizzativa del sistema occorre una riflessione sulle risorse. Il rapporto della spesa sanitaria rispetto al Pil nel 2025 scenderà al 6,2% rispetto al 7% del 2022 e, quindi, c'è il rischio che non ci siano risorse da destinare al settore dell'Emergenza. Per questo, ci chiediamo se il contratto di lavoro potrà contare su fondi sufficienti per garantire la carriera dei medici, per equiparare gli stipendi ai Paesi europei e per frenare la fuga dal servizio sanitario nazionale. Ma ci chiediamo anche se il tetto per la spesa del personale che causa la grave carenza di medici e infermieri, che determina condizioni di lavoro inaccettabili, sarà tolto oppure no». Interrogativi che richiedono risposte specifiche, esaustive e immediate da chi deve decidere delle sorti del Servizio sanitario nazionale. «È importante sapere conclude Quici - se c'è l'intenzione di definire usurante il lavoro in emergenza-urgenza e se si intende aumentare significativamente il valore economico della guardia medica. La politica ha la responsabilità di risponderci entro la fine della legislatura perché la crisi è adesso, è sotto gli occhi di tutti e non c'è altro tempo da perdere».

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L'unità di Pronto soccorso dell'ospedale cittadino, che ogni giorno accoglie in media 100 pazienti, non è certo esente dalle criticità, soprattutto perché è sotto organico, ormai da molti anni e nel tempo le risorse umane si sono assottigliate sempre di più. Attualmente, a gestire il reparto delle emergenze e l'unità di Pronto soccorso, ci sono 16 dirigenti medici e una specializzanda contro i 20 professionisti in servizio fino a qualche anno fa, a conferma del fatto che i medici entrati in quiescenza nel corso degli anni non sono stati più sostituiti. Una carenza che crea difficoltà per l'organizzazione dei turni di lavoro e anche per il piano ferie, di estrema attualità in quanto sarà necessario garantire il funzionamento del Pronto soccorso nel periodo estivo tenendo conto delle esigenze di ferie del personale medico. Gli accessi per il Covid sono ormai quasi pari a zero ma, dopo l'emergenza legata alla pandemia, è ripresa a pieno ritmo l'attività ordinaria che non lascia respiro ai sanitari e che costringe i pazienti a tempi di attesa abbastanza lunghi. Inoltre, alcuni pazienti hanno raccontato di essere rimasti per due o tre giorni in Pronto soccorso prima di essere trasferiti in reparto per mancanza di posti letto. Con molta probabilità, la conversione di intere unità operative in reparti Covid ha determinato una contrazione dei posti letto di cui si continuano a subire le conseguenze. Se si tiene conto del fatto che il reparto di Medicina interna, che consta di 40 posti letto, è stato interamente sacrificato all'emergenza Covid, ci si rende conto di quanto la pandemia abbia influito in modo negativo sul normale funzionamento dell'intera struttura. La stessa sorte hanno subito il reparto di Pneumologia subintensiva e quello di Malattie infettive, ancora occupati dai pazienti Covid. È chiaro che serve un piano condiviso, mirato a risolvere le criticità in ambito sanitario che la pandemia ha esacerbato ed evidenziato, senza dimenticare che non è possibile prevedere la possibile evoluzione del virus con l'arrivo della stagione invernale.

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